Ci ritroviamo anche quest’anno a commentare la più grande manifestazione canora della nostra nazione, il Festival di Sanremo, festival della musica italiana per eccellenza. Ad aprire la serata, il padrone di casa Amadeus, emozionato, finalmente con il suo pubblico (e non più con i palloncini a fare da spettatori). Madrina della serata Ornella Muti in tutta la sua eleganza e finezza.
Si susseguono poi i vari artisti:
- Achille Lauro a petto nudo con un coro gospel che canta “Domenica”. Niente di nuovo, sempre lo stesso brano, ma qualche tatuaggio in più. E ogni volta che lo guardo immagino Frank Cicchella che canta meglio dell’originale.
- Yuman insignificante, “Ora e qui” e speriamo mai più.
- Noemi, fuori tempo in tutti i sensi. “Ti amo non lo so dire”. Manco io a te Noè.
- Gianni Morandi con un pezzo anni ’60 scritto da Jovanotti: “Apri tutte le porte”. Brà fa passa sta cos, và.
Entra Fiorello con un sottofondo triste e comunica attraverso dei bigliettini. Inneggia a Mattarella, simpatico e brillante come sempre. Battute sui negazionisti e no vax. Fa Baciare addirittura Amadeus con il direttore di Rai Uno.
- La rappresentante di Lista ci stupisce con “Ciao Ciao”, canzone molto orecchiabile e che sarà cantata da tutti.
- Edward Mani di Forbice fa il suo ingresso… ah no scusate è Michele Bravi che presenta “Inverno dei fiori” (fiori disposti anche sulle maniche della sua fantastica giacca). Non male, tipica canzone d’amore.
Fanno il loro ingresso, come ospiti questa volta, i Maneskin con “Zitti e Buoni”, canzone con cui hanno vinto Sanremo e l’Eurovision. Grandissimi, come l’anno scorso, come sempre.
- Massimo Ranieri “Lettera di là dal mare” molto bella, una dichiarazione d’amore alla propria terra e vicinanza a chi è costretto ad emigrare. Forse uno dei testi più belli di questo Festival, ma che ricorda nei suoni “Cinque giorni” di Zarrillo.
- Mahmood e Blanco “Brividi”. Se riuscissimo a capire cosa dice Mahmood senza dover andare a leggere il testo sarebbe ancora meglio. Se l’avesse presentata solo Blanco, top! Questa per me sarà la canzone che vincerà Sanremo.
Signori e signore, fa il suo ingresso Matteo Berettini, reduce dagli Australian Open e, permettetemi di dire, che per noi donzelle questo è stato il momento più alto della serata. Potevano dirci l’orario di ingresso. Per me ha vinto lui.
- Ana Mena “Duecentomila ore” pure 200mila lire ma te ne devi andare a fare la controfigura di Ariana Grande. O alla festa del giglio a Nola. Però pare sia stata ingaggiata da “La Sonrisa” per i prossimi matrimoni.
- Rkomi “Insuperabile” vorrei pure spendere una parola ma non l’ho capito: si è presentato come uno che si è presentato insieme ai Maneskin l’anno scorso ma l’hanno scartato e si è fatto prendere dalla rabbia. Da notare l’abbigliamento da motociclista con tanto di guanti in pelle.
Altra esibizione dei Maneskine con “Coraline”, una ballad molto bella.
- Dargen D’amico “Dove si balla”: penso che per come stai solo nei peggior bar di Caracas con 4 kg di coca.
Intervento di Colapesce e Di Martino, ridicoli gondolieri di questa barca che affonda.
- Infine Giusy Ferreri che ci ricorda la sempreverde “Azz” di Federico Salvatore, ma anche la Coldiretti: “Aglio, cipolle. Accattatev l’aglio e ‘e cipoll”. La canzone, “Miele”, non è stato possibile apprezzarla perché Giusy, come sempre dal vivo, arranca e non si comprende nulla.
L’apice lo abbiamo raggiunto con l’esibizione dei Meduza, ospiti d’onore, che con tanto di consolle hanno fatto “ballare” il pubblico di Sanremo. Con grande gioia dei gestori delle discoteche che stanno morendo di fame.
Infine Raoul Bova e Nino Frassica. Raoul con il suo ingresso nella fiction “Don Matteo” ci ricorda che tutti possiamo fare una brutta fine.
La classifica della prima serata vede primi Mahmood e Blanco.