Sei anni senza Pino.
Sei anni senza il suo genio e la sua musica.
4 gennaio 2015 Pino Daniele viene colpito da un infarto nella sua casa in Toscana, inizia la sua corsa verso Roma per raggiungere il suo medico di fiducia, l’unico cardiologo da cui Pino Daniele si faceva curare.
Purtroppo, tale tentativo, anche particolarmente azzardato per le sue condizioni fisiche e la gravità dell’attacco di cuore subito, si vanifichera’ in un nulla di fatto e il suo cardiologo di fiducia non poté che constatarne la morte.
Il suo cuore, fragile da sempre, aveva ceduto definivamente alla soglia dei 60 anni che avrebbe compiuto il 19 marzo.
Fin da ragazzo ha combattuto la sua sofferenza cardiaca, tanto da aver subito appena trentenne il suo primo intervento per l’inserimento del bypass.
Tale delicata condizione fisica più volte ha rallentato le sue esibizioni e le sue tournée ma ha altresì contribuito a suggellare un legame ed un’amicizia speciale con Massimo Troisi con il quale ci furono, nel corso delle loro carriere e delle loro vite, tanti momenti magici a segnare la loro collaborazione artistica con la creatività e la produzione di canzoni immortali come la meravigliosa “Quando” e “Ossaje comme fa ‘o core“, poesia scritta da Troisi e resa in una magica atmosfera musicale grazie alle note composte da Pino Daniele.
Pino Daniele nasce nel cuore vivo e pulsante dei vicoli della sua Napoli nel quartiere Porto, da una famiglia con difficoltà economiche, il padre lavorava nel porto e con 6 fratelli tutti sofferenti di cuore come lui.
Pino Daniele assorbe l’aria della città, interiorizza le sue contraddizioni e le sue sofferenze, annusa l’odore del mare e i profumi della sua partenope sempre in fermento, condanna le sue colpe e assolve le sue passioni.
E con questo bagaglio di ricchezza umana e culturale si appassiona alla musica, imparando a suonare divinamente la chitarra da autodidatta ed entrando a contatto con la musica rivoluzionaria del suo tempo tanto da vantare nella sua carriera collaborazioni internazionali eccellenti quali Eric Clapton o Pat Metheny per citare solo due grandi nomi.
I musicisti che con lui hanno collaborato creato e creduto in un progetto artistico musicale di pregio – James Senese, Joe Amoruso, Rino Zurzolo, Tony Esposito -erano figli della stessa città, dello stesso disagio, dello stesso dolore e dello stesso amore.
Con loro ha condiviso alcuni degli album più belli mai realizzati con una grande rivoluzione: la commistione di generi e identità musicali che testimoniano la sua genialità di artista unico e inimitabile.
La contaminazione jazz, blues, etno, soul, pop con un ensemble del tutto originale fatto di elementi così differenti ma in perfetta sintonia tra loro, in un rivoluzionario tarumbo‘, segno dell’empatico incontro tra tradizione partnopea e ritmi importati dal Nordafrica o dalla musicalità latino-americana hanno generato qualcosa di nuovo e irripetibile musicalmente frutto del suo vissuto e del suo studio nonché del suo innato talento.
La sua musica é pregna di tutto questo con l’originalità e la disinvoltura di poter tranquillamente cantare in napoletano, anche antico oltreche’ popolare, lasciando intatta la perfezione e significanza di una lingua, comunque e ovunque, comprensibile e dotata di una sua naturale sonorità e musicalità perfettamente in armonia col suo modo delicato e fuori dal comune di cantare e comporre.
Napulè, divenuta nel tempo, simbolo della sua musica e, contemporaneamente, emblema della città é stata scritta da Pino Daniele appena 18enne e contiene, in un elenco armonico perfetto, l’amore per Napoli nelle sue mille contraddizioni, nella sua bellezza, nel suo dolore, nella sua originalità, nella sua gente, nella minaccia di un Vesuvio imperante…dichiarazione d’amore e amara serenata dedicata alla sua città.
Ci manca Pino e ci mancherà sempre chi potrà cantare Napoli in un modo così perfetto, avvolgendo con le sue atmosfere e incantando con la sua voce, stupendo coi suoi brani ad ogni nuovo ascolto e arricchendo lo spirito di chi lo ha amato, visto, seguito, ascoltato, facendo del suo talento non solo l’espressione di se stesso ma una vera chiave di lettura della e per la sua città.
E così la nostalgia, la malinconia, una sorta di saudade tutta napoletana diviene una breve incantevole poesia cantata e patrimonio di noi tutti quando la proviamo e la viviamo…che lui ha musicato in una ennesima dolce dedica all’amore al massimo dell’espressione della sua forte identità da napoletano in giro per il mondo!
Ogne minuto ‘mpietto
Peccè passanno forte
Haje sconcecato ‘o lietto
Appocundria ‘e chi è sazio
E dice ca è diuno
Appocundria ‘e nisciuno