Piazza Carità era molto più piccola rispetto a oggi e ingombra di un mercato alimentare. Il mercato sopravisse fino al 1802, quando fu vietato, da quel momento il largo prese un aspetto più ordinato ed elegante. La Piazza assume il nome dalla chiesa presente: S. Maria della Carità. La Carità dovrebbe rappresentare la più alta forma d’amore nei confronti degli altri, eppure, diversamente dalla denominazione, molta violenza fu consumata in questo luogo. Luigia San Felice eroina della Repubblica del 1799 fu arrestata in questo posto.
Nel Marzo del 1800 nel suo appartamento, una giovane donna realizza un omicidio particolarmente macabro. Aiutata da una “Corte” di uomini: suo padre, i due amanti, un prete e un chirurgo. Dopo aver ucciso l’ignaro marito, con l’aiuto del chirurgo il corpo fu fatto a pezzi e gettato poco lontano da casa. Quando i resti furono rinvenuti, i responsabili vennero condannati a morte, tranne il prete condannato all’ergastolo. I loro crani furono donati al Museo Anatomico di Napoli per essere studiati da medici e antropologi. Secondo le teorie di Lombroso la cattiveria e il crimine è impresso nei nostri tratti somatici, i crani furono analizzati come esempi di “atroci assassini”. Già questi episodi rendono la storia di questa centralissima Piazza poco “caritatevole”. In realtà un ulteriore funesto avvenimento si consumò.
Il famosissimo Archeologo tedesco Heinrich Schliemann, il quale passò alla storia per aver scoperto i resti della città di Troia, il 25 Dicembre del 1890 passeggiava a Napoli e proprio in piazza Carità accusò un forte malore. Invece di prestagli immediatamente cure mediche, venne portato prima in questura per l’identificazione giacché non riusciva a parlare. Tempestivamente riconosciuto, gli vennero prestati i primi soccorsi, invano.