Sono passati 35 anni dall’assassinio di Giancarlo Siani avvenuto sotto la sua casa nei pressi di piazza San Leonardo al Vomero.
Giovanissimo ed entusiasta giocoliere delle parole collaborava con la testata giornalistica de Il Mattino nella sede distaccata di Castellammare di Stabia.
Erano gli anni ’80, anni duri, difficili con una Napoli e annessa provincia stravolte dagli effetti post-terremoto e compromesse dalle intromissioni camorristiche nella fase della ricostruzione, che allettava i clan locali per gli affari redditizi derivati.
Ed è proprio in questi affari che Siani aveva cominciato a rovistare, sbirciare, curiosare, scoprire, scavare, scovare verità scomode e interessi di corrotti e corruttori, di un business spregiudicato e disonesto del potere criminale, da silenziare e non rivelare.
La sua onestà intellettuale e la ferma convinzione della missione del giornalista di dare spazio alla verità nella serietà delle parole e nella veridicità dei fatti era per i suoi nemici un muro enorme contro il silenzio violentemente imposto e un argine alla valanga di minacce e omertà.
Per piegare la sua rettitudine, non restava che eliminarlo!
Ecco che il camorrista di turno, infastidito dalle sue domande e oggetto delle sue inchieste, ha risolto tutto sbrigativamente con un commando di due assassini che, impugnata una pistola, gli hanno rubato per sempre la vita con ben 10 colpi tutti indirizzati alla sua testa mentre era in sosta con la sua auto.
La testa…non é un caso…sia stato colpito lì…lì dove le parole sorgevano…lì dove la sua forza si esprimeva…lì dove la sua integrità si confermava…li dove il pezzo del suo articolo si costruiva e componeva…lì dove la sua determinazione si rinnovava!
Il 23 settembre é ormai vicino e all’anniversario triste della sua morte, l’Ordine dei Giornalisti della Campania e il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, consegneranno, in una cerimonia al Pan di Napoli, il tesserino di “giornalista alla memoria” alla famiglia, alla presenza del fratello Paolo, deputato del Pd e del presidente della Camera, Roberto Fico.
Durante l’evento, verrà presentato anche il libro “Le parole di una vita” che raccoglie integralmente tutti i suoi articoli pubblicati.
Forse è un po’ tardi per tale riconoscimento eppure aggiungerei FINALMENTE.
Malgrado il ritardo, difatti, la consegna del tesserino con la qualifica di giornalista professionista assume il valore di un riscatto finalmente ottenuto per il tramite di un gesto, da parte dell’ordine, deontologicamente e umanamente doveroso nei confronti di chi per amore della verità ha sacrificato se stesso e la sua vita e, non da ultimo, testimonia e suggella da che parte stare nella lotta alle mafie e alle ingiustizie.
Per questo, Siani non é mai stato dimenticato, la sua storia ha superato i confini della sua stessa scrittura, la sua perdita é uno scotto che tutt’oggi paga la stampa italiana in assenza di suoi emulatori veri, la sua identità resta integra e integerrima, pur attraverso una vicenda giudiziaria lunga e logorante che ha portato ad individuare i responsabili dell’assassinio e i suoi mandanti solo di recente.
In tutti questi anni la sua storia é stata ripresa, ricordata, raccontata (anche nelle scuole), ed é divenuta, con la forza del suo esempio e del suo modo di fare giornalismo, una ispirazione per chi si appassiona al mestiere dello scrittore, dal cantastorie al romanziere, dal narratore al reporter, dal cronista al giornalista d’assalto, dalla cronaca grigia a quella nera, anche se suoi eredi non se ne intravedono.
Figlio della sua amata Napoli, Giancarlo é stato ed é un punto di riferimento nella città da diverse generazioni, conosciuto indubbiamente per la sua morte violenta ma, in principal modo, per il suo essere stato – oserei dire – in ogni sua cellula -giornalista sopra qualsiasi cosa con la passione, il temperamento e il coraggio dei suoi soli ventisei anni e della sua voglia e abilità nel raccontare, a costo della vita, a costo carissimo della verità.
La sua stessa auto in cui si ritrovava quella sera é ormai un simbolo, esposto nelle varie mostre o iniziative anticamorra, della sua ostinazione e delle sue ricerche e investigazioni svolte sul territorio per costruire i suoi reportage e rendere ai lettori la verità dei fatti.
In un’epoca caratterizzata sempre più da un tipo di giornalismo, poco serio e avventato, voltagabbana e pettegolo, compassionevole e impietoso, strillato e sguaiato, maleducato e senza regole, a volte vuoto di contenuti e volutamente provocatorio, strappalacrime e bugiardo, precipitoso e eccessivo, volgare e disinformato, votato al chiacchiericcio e al sentimentalismo becero, privo di professionismo e senso del dovere dell’informazione, mercenario e strumentale, nonché strumentalizzato, asservito a logiche di potere e di “casta”… si dovrebbe prendere un po’ di più “da” e “di” Siani per mantenere fede all’onore e alla serietà di un mestiere che fa dell’informazione baluardo di libertà e del veicolo delle parole espressione di verità.
In conclusione é bello riportare una delle sue frasi piu conosciute.
Le sue parole, presagio di ciò che gli è accaduto, sintetizzano il suo pensiero e amareggiano, lette ancora ora a distanza, perché evidenziano il motivo della sua “caduta” avvenuta per volontà criminale: “Puoi cadere migliaia di volte nella vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, non lo farai mai in ginocchio, sempre in piedi”.
E lui ancora ora si può dire che è in piedi tra noi, sempre attuale, libero e magari sorridente per aver ricevuto il tesserino tanto atteso!