Leggere la lunga avventura di Tex scritta da Mauro Boselli e ambientata nel gelido nord del continente americano, iniziata con il numero 732 (Alla ricerca delle navi perdute) e proseguita nel numero 733 (I guerrieri della tundra) sta richiedendo più tempo e impegno del previsto, e per questo motivo la recensione del terzo albo intitolato La campana nella nebbia giunge con un certo ritardo. Impegno, attenzione, e non certo fatica, in quanto la storia (che in totale sarà distribuita su 4 albi e verrà conclusa nell’albo numero 735) scorre via in maniera egregia ed è avvincente come solo le idee di Boselli sanno essere, tuttavia è densissima non solo di temi ma anche di filoni narrativi interni e che si intrecciano tra di loro.
Giunti a tre quarti dell’avventura si può affermare con convinzione di essere di fronte a una grande, epica storia di Tex, sceneggiata con maestria e dosata in ogni passaggio di una sceneggiatura corale e ricchissima di personaggi e comprimari di spessore. Lo spunto storico lo conosciamo già bene: la spedizione comandata dal capitano Bailey è sulle tracce delle scomparse navi guidate dal capitano Sir John Franklin, la Erebus e la Terror, mai più rientrate in territorio britannico dopo la loro missione del 1845 alla ricerca dell’allora considerato indispensabile passaggio a nord-ovest. Tale rotta consente oggi, in determinati periodi dell’anno, di dirigersi dall’Europa all’Estremo Oriente attraversando le acque artiche, ma nella metà del XIX secolo cercarla e percorrerla voleva dire esporsi a rischi immani, inclusa la presenza di tribù indiane poco propense a tale invasione dei loro territori da parte dell’uomo bianco.
Il gruppo che si era ricongiunto nel corso dell’albo precedente torna a separarsi, chi in cerca delle navi e chi invece, come Tex e i suoi pards, nel tentativo di rintracciare le vecchie amiche Molly alias Dallas e Dawn, che fanno da guida alla spedizione. Scopriamo così di più sulla figura dell’inuit Tornuak che aveva rapito Dawn anche grazie a un drammatico flashback che chiarisce l’origine della sua furia vendicativa e in parte quella che sembra essere insana follia; assistiamo alla riconciliazione di indiani di tribù che non si sono mai viste di buon occhio e che invece fraternizzano riscoprendo nelle asperità e nelle condizioni proibitive un sincero senso dell’onore; e vediamo i pards all’opera tutti insieme, ciascuno con un suo ruolo ben preciso. A tale proposito in realtà saltano all’occhio una certa subalternità di Kit Carson, al quale vengono riservate poco più delle sue abituali salaci battute, ed anche uno spazio più contenuto del solito per Tex, che non manca comunque di risultare decisivo con le sue scelte ed intuizioni, ma che in un toccante passaggio dell’albo viene quasi preso da incertezza per le difficoltà a muoversi e orientarsi in simili ostili territori e condizioni climatiche.
A caricare di suggestioni questo terzo episodio ci pensano due elementi narrativi ben precisi: il primo è la nave che campeggia anche in copertina, quasi fosse una nave fantasma che i membri della spedizione avvistano in un miraggio (e non è il caso di andare oltre, pena lo spoiler). Il secondo elemento è invece di matrice quasi horror e demoniaca ed è rappresentato dai temutissimi spiriti dei ghiacci, i dèmoni Mahaha, che appaiono furtivi dalle nebbie con tutto il loro carico di violenza ed aggressività belluina che Boselli ha saputo con maestria cucire loro addosso. Di particolare interesse per ogni lettore di lungo corso è l’esplicito riferimento ai selvaggi guerrieri già affrontati dai pards nei territori del Canada nell’albo celebrativo numero 600 I demoni del nord, sceneggiato dallo stesso Boselli.
Giunta a questo punto la storia ha già dato tantissimo, mettendo insieme mistero e amore, avventura e azione, lotta per la sopravvivenza e conflitti. Tutto è approfondito in ogni minimo passaggio e senza curarsi di una loro dilatazione che è funzionale sia alla coralità del racconto nel suo insieme che alla sua coerenza.
Nella terza porzione Giovanni Bruzzo ha ulteriormente sollevato l’asticella della qualità già fino ad ora sopraffina, con dei disegni solidissimi ed evocativi. Come già sottolineato nelle due precedenti recensioni il suo tratto è fortemente ispirato al maestro Giovanni Ticci, tuttavia ha una sua precisa identità fatta di tavole pulite ed essenziali, abbastanza canoniche nel rispettare la gabbia bonelliana 2×3 ma esplosive nella rappresentazione dei terribili dèmoni Mahaha e quasi pittorica nelle scene in campo lungo ammantate di nebbia, come accade con la prima apparizione della “nave fantasma”.
È esattamente lei la protagonista della copertina di Claudio Villa, che in uno scenario abbacinante per il candore dei ghiacci artici sceglie di farle solcare i cieli di fronte a Tex.
Uscita: 07/12/2021
Formato: 16×21 cm, b/n
Pagine: 112
Soggetto: Mauro Boselli
Sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Giovanni Bruzzo
Copertina: Claudio Villa