Il volume “Tramonti di cartone” ha da poco compiuto un anno: uscito il 13 Gennaio 2020 per la casa editrice GM Press, ha attraversato un anno di grande successo ma anche tanto difficile a causa della pandemia di coronavirus che ha colpito il mondo intero. L’opera, generata da ben cinque giovani autori napoletani, rappresenta la perfetta simbiosi tra la poesia a cura di Marcello Affuso, la prosa a cura di Giulia Verruti e Valentina Bonavolontà, le illustrazioni di Federica Crispo e le fotografie di Erica Bardi. Definire a parole quello che la lettura del libro trasmette allo spirito del lettore è tutt’altro che semplice. Tramonti di Cartone è un misto di emozioni, quelle spesso dimenticate o tenute a bada, quelle che dormono nella memoria di ognuno e che spesso ritornano a vivere nei nostri sogni, in una dimensione surreale che ci appare familiare e rassicurante, malinconica e confortevole. Non mancano i riferimenti alle emozioni forti, quelle appartenenti ad un passato ricco di sentimenti autentici e passionali, quelle vissute in gioventù che col passare del tempo diventano ricordi nostalgici da ridimensionare. Nel volume tutte queste meravigliose sensazioni vengono affrontate di petto, per poi essere magistralmente descritte dagli autori attraverso parole ed illustrazioni. Li abbiamo intervistati per conoscere meglio il loro progetto, vediamo come ci hanno risposto.
Come è nato il progetto corale dal titolo “Tramonti di cartone” che vede coinvolti ben cinque autori di cui tre per la scrittura e due per la rappresentazione grafica?
“Il progetto nasce dall’idea che la coesione artistica sia un formidabile catalizzatore di imprevedibili echi di bellezza. Da questo dialogo di personalità, anime e stili diversi nasce Tramonti di Cartone, il nostro progetto delicatamente fuori dagli schemi”. Marcello Affuso
Per quanto riguarda la scrittura, quanto c’è di emotivamente autobiografico nelle poesie di Marcello Affuso e nella prosa di Giulia Verruti e Valentina Bonavolontà?
“Tramonti di cartone è un percorso interiore in cui i tre autori si mettono a nudo facendo emergere emozioni, sentimenti e ricordi legati al proprio vissuto, in una sorta di flusso di coscienza che sgorga come un fiume in piena. In ognuno dei nostri testi è possibile leggere di amori vecchi e nuovi, amicizia, perdita, dolore e speranza verso un futuro ricco di nuovi incontri e di nuovi inizi. Il tramonto rappresenta infatti il preludio dell’alba, l’attesa speranzosa del domani”. Giulia Verruti
Per quanto riguarda invece fotografie ed immagini, si può dire che esse rappresentano soltanto il completamento finale della prima parte del libro, cioè della scrittura, oppure che sono anch’esse protagoniste del racconto?
“Nel libro parole ed immagini si intrecciano dando vita ad un moto creativo unitario. Le fotografie, così come le illustrazioni, sono un linguaggio diverso attraverso cui leggere l’intera opera ed hanno un legame profondo con le parole scritte da Marcello, Valentina e Giulia”. Erica Bardi
In “Tramonti di cartone” le parole sono strettamente legate alle immagini, qual è quindi il legame tra il titolo dell’opera e l’immagine scelta per la copertina del libro?
“Nell’opera, le immagini accompagnano le parole cercando di non essere preponderanti rispetto al racconto, ma di dare invece un’ulteriore chiave di lettura. Per questo abbiamo scelto come copertina il disegno di un tramonto realizzato con tanti trattini a matita, che desse l’idea di essere sul punto di dissolversi, ma allo stesso tempo incorniciato da una texture di carta. Quindi un’immagine con un chiaro riferimento al titolo, ma che lascia anche al lettore una propria libertà interpretativa”. Federica Crispo
Qual è, in sintesi, l’autentico significato che gli autori hanno voluto trasmettere ai lettori del libro?
“Tramonti di cartone è un viaggio che termina, non a caso, in Africa. Con la scoperta di un mondo di odori e colori, sorrisi e sguardi puliti. Africa come orizzonte di senso per questo occidente stremato, come dimensione nuova dell’esistenza, fatta di innocenza e autenticità e soprattutto di apertura verso l’altro. Lo dicono le nostre parole, ma lo dicono anche le nostre azioni. Perché abbiamo deciso di donare i nostri diritti d’autore all’Onlus I Care, associazione che da anni si occupa di sanità e istruzione in Uganda, e dove sono stata in missione umanitaria due volte. Il senso di questo viaggio è fare la propria parte”. Valentina Bonavolontà
In un momento storico tanto difficile, non ci resta che recarci in libreria per acquistare questo meraviglioso volume ed abbandonarci alla sua essenza, un lavoro su noi stessi che ci aiuterà a riflettere e ad affrontare le problematiche, soprattutto quelle interiori. A conclusione di questa meritata presentazione del libro, citiamo una stupenda metafora presente al suo interno, che ne descrive alla perfezione il significato morale e ideologico, come già accennato da Valentina Bonavolontà nell’ultima risposta dell’intervista: Un’antica favola africana racconta del giorno in cui scoppiò un grande incendio nella foresta. Tutti gli animali abbandonarono le loro tane e scapparono spaventati. Mentre se la dava letteralmente a gambe, il leone vide un colibrì che stava volando nella direzione sbagliata. “Dove credi di andare?” chiese il Re della Foresta, “c’è un incendio, dobbiamo scappare!”. Il colibrì rispose: “Vado al lago, per raccogliere acqua da buttare sull’incendio”. Il leone domandò prontamente: “Sarai mica impazzito? Non crederai di poter spegnere un incendio gigantesco con quattro gocce d’acqua?”. Al che, il colibrì concluse: “io faccio la mia parte”.