Vico Paparelle al Pendino è una piccola stradina che si incrocia con via San Biagio dei Librai.
Non sempre ha avuto questo nome, nel medioevo era conosciuto come vicus Danielis, poi vico Sant’Efulo, vico de’ Cicinis ed infine vico dei Grammatici in onore di alcune famiglie nobiliari che iniziarono ad abitarci. Fu proprio una di queste famiglie, nel sedicesimo secolo, a dargli il nome che conserva ancora oggi.
Si tratta della famiglia Paparo, di cui il più famoso esponente era Nando Paparo che fu uno dei fondatori del Pio Monte della Misericordia. La figlia di Nando, Luisa Paparo, era solita utilizzare le fortune di famiglia per fare beneficenza. Insieme a Giovanna Scorziata fondò l’oratorio del Sacro Tempio della Scorziata, ma ben presto tra le due nacquero dei dissapori e conclusero la loro l’amicizia. Dopo quella parentesi, Luisa pensò di creare un secondo oratorio proprio nel vicolo dove abitava, ma, questa volta, solo per donne di ceto basso. Queste ragazze vennero subito etichettate dal popolo napoletano con l’appellativo di “paparelle”, poiché, appunto, beneficiavano dell’oratorio dei Paparo e la strada allora come oggi ha il nome di vico Paparelle dove troviamo la chiesa di Santa Maria della Stella alle Paparelle ed è grazie alla sua bellezza, che ha attirato l’attenzione di poeti ed artisti come Salvatore di Giacomo che lo definì “’O vico d’’e suspire”, e Ferdinando Russo, che gli dedicò l’omonima opera “’O vico ‘e Ppaparelle”.