Un tempo quella degli Incarnati era una zona molto vasta che prendeva il nome da… una vincita di gioco, quella che ottenne un certo Fabio Incarnato ai danni del duca di Calabria Ferrante d’Aragona.. Un tempo, però, era considerata una sorta di “città del vizio” napoletana
Erano i tempi di Ferrante d’Aragona, un re che aveva un vero problema con il gioco d’azzardo: Summonte racconta che il sovrano aragonese, quand’era giovane, era capace di scialacquare in una notte somme colossali in scommesse e giochi.
In una notte di inizio ‘400 il fortunato creditore del Duca di Calabria (non era ancora re) fu un tale Fabio Incarnao (poi il suo cognome venne tramutato in incarnato) che doveva ricevere come vincita circa 700 scudi d’oro, una cifra enorme. Ferrante decise quindi di liquidare la cosa versando parte dei soldi e donando un terreno molto ampio (50 moggi) in una zona non coltivata e circondata da una grossa quantità di corsi d’acqua, che poi furono tombati perchè a quel tempo Il fine era quello di eliminare all’interno dei centri abitati non solo i cattivi odori ma anche e soprattutto il rischio di epidemie, essendo spesso questi rivi delle fogne a cielo aperto
Fu così che, ricco e soddisfatto, il buon Fabio decise di costruire una villa con giardini immensi e fontane in ogni dove, che presto diventò una sede per feste sfrenate, banchetti e ogni sorta di vizio. La zona andò, tuttavia, man mano peggiorando, divenendo un ricettacolo di malviventi e brutta gente, tanto è vero che fu coniata l’espressione: “Chiste se penza ‘e stà all’Incarnate” per definire azioni al di fuori della legalità!