Ennesimo capitolo di una saga che ha fatto la storia di questo genere, e che nei suoi vari film ha avuto modo di sviscerare abbondantemente vizi e virtù dei vari personaggi – principali e di contorno che siano -, avendo modo di potersi produrre anche in accurate introspezioni psicologiche dei singoli, svariando dalla loro pubertà fino alla loro condizione adulta. Proporre un nuovo film sugli X-Men è dimostrazione di coraggio oltre che di mera volontà di dar continuità al correlato merchandising; e ciò anche alla luce del fatto che l’ultimo ”X-Men: Apocalisse’‘, in una esplosione di trasversalità fra i generi – in questa pellicola ci si è andati a intersecare a piene mani, e con qualche forzatura di troppo, anche con il tema della divinità – aveva davvero dato fondo a ogni approfondimento tematico sulla saga, lasciando a intendere che si avesse poco altro da dire.
Ma eccoci di nuovo qua. Si parte dal 1992, momento storico in cui gli X-Men vivono un periodo di serenità. E ciò lo si deve alla saggia decisione del professor Xavier, che ha garantito il supporto dei suoi migliori studenti per prestare la propria “opera sovrannaturale” in missioni di soccorso internazionale.
Questo finchè Il presidente degli Stati Uniti non gli chiede di andare in aiuto d’un equipaggio rimasto intrappolato in una navicella orbitante intorno al pianeta, e che si trova a un passo dalla totale disintegrazione laddove alla stessa si sta avvicinando una terribile tempesta di energia. Viene mandato il “meglio”. Il team è infatti composto da Ciclope, Storm, Jean Grey, Quicksilver e Nightcrawler; decidono di accettare anche il rischio di rimetterci le penne, anche se Mystica, alla loro guida, mostra prudenza e invita gli altri a muoversi con estrema cautela.
Il salvataggio si rivela infatti molto articolato e turbolento; e Jean, purtroppo, rimasta leggermente dietro nella scia dell’azione, finisce per essere travolta da un’energia aliena. Per miracolo, resta viva. Ma non senza conseguenze. Scoprirà, infatti, di aver assorbito un potere spaventoso. E, soprattutto, incontrollabile.
Diciamo che in “X-Men: Dark Phoenix”, il campionario di dialoghi e battute non è proprio il punto forte. Poche sono le relazioni verbali e gli scambi di vedute fra Ciclope e i suoi coetanei, che da più giovani protagonisti rispetto ai loro omologhi e più maturi della serie lanciata nel 2000 con i primi film di Bryan Singer, pagano leggermente dazio.
Anche il confronto fra i protagonisti più rodati, ossia James McAvoy (Xavier) e Michael Fassbender (Magneto) subentrati in ”X-Men – L’inizio”, è inevitabilmente depotenziato e poco attrattivo, limitandosi in tale pellicola a riproporre il solito scontro ideologico sul ruolo degli X-Men nel mondo e, anche qui al solito, l’ormai sfiancante e routinario ripartirsi fra fazioni degli adepti che, pro-quota ne condividono la linea. Un po’ come tornare sugli stessi temi, e qualche sbuffo in sala è da considerarsi fisiologico. Un po’ come tornare a masticare un chewingum dal sapore ormai esausto.
In “X-Men: Dark Phoenix”, l’unico vero personaggio intorno al quale si tenta di costruirne un verosimile “upgrade” è Jean Grey (Sophie Turner); che rileva, di fatto, il ruolo di figura femminile multiforme e pericolosa, scippandolo alla sempre efficace Mystica di Jennifer Lawrence.
Il suo potere è però impossibile da gestire, al punto da ingolosire i D’Bari (capitanati da Smith, interpretata dalla conturbante Jessica Chastain), una razza aliena che non dispone di armi proprie e che attacca “Body-to-Body”, con uno stile kamikaze che ripropone, senza alcuna remora, anche contro avversari dotati di imponenti armi da fuoco, con l’unico scopo di impossessarsi del potere acquisito da Jean. Un potere della cui natura, peraltro, il regista non si sofferma più di tanto, limitandosi a descriverla una impalpabile energia aliena, affamata di allocarsi in un corpo ospite.
Quanto alla “claque” di Magneto – che ha ottenuto di poter disporre liberamente di una specie di atollo neutrale dove insegnare ai suoi discepoli – vanno segnalati una telepate agguerrita che combatte anche con i coltelli oltre che con la mente, e uno dei mutanti più spassosi di sempre per limiti intrinseci, laddove il suo unico potere è rappresentato dal pieno controllo delle lunghe trecce. Quanto ai combattimenti proposti, avendo ora quale pietra miliare di paragone quelli di ”Avengers: Endgame”, ovviamente non c’è storia, del tutto appannaggio di quest’ultimo.
“X-Men: Dark Phoenix”, eccezion fatta per un paio di battute di Quicksilver – una all’inizio e una alla fine del film – è poi anche un filo troppo serioso, aspetto che non agevola nell’accalappiare la giusta empatia degli spettatori. Diciamo che, in una opposta diametralità (comunque connotata da un’accezione negativa), rappresenta l’opposto di “Thor – Ragnarok”, che aveva decisamente esagerato quanto a forzature di ironico folklore; in un constesto dove addirittura uno come Jeff Goldblum ha seriamente rischiato di perdere credibilità, in virtù di un ruolo alquanto pacchiano.
Quanto alle future sorti degli X-Men, il responso è già emesso: l’universo Marvel Cinematografico è pronto ad accoglierli, nella speranza che, in questo nuovo contesto, assurgano a nuova vita.
Insomma. Volete un giudizio tranchant su questo film? Ve lo offro molto volentieri.
Avete presente un succoso limone, grande, colorato e pieno di semi? Ecco, è possibile descrivere in tal modo, e con estrema sintesi, la saga dei mutanti più famosi di sempre.
Un mondo affascinante, pieno di personaggi, di storie e di spunti narrativi, anche rivolti alla riflessione profonda, laddove la cronaca della saga si pone a cavallo di 2 secoli, descrivendo la tristezza delle guerre del primo Novecento e le non meno cruente battaglie – ancorchè rimodulate nella forma e dell’aspetto – connesse a quanto accaduto verso la fine del ventesimo secolo.
Tuttavia, poiché si ha l’impressione di essere ormai arrivati a fine corsa e senza fiato, il suggerimento potrebbe essere il seguente: prima di tornare a spremerlo, questo limone, sarebbe bene attendere un altro po’.
Altrimenti, tra i denti, alla prossima riproposizione, si inizierà a sentire solo il sapore dei semi del “già visto”.
E nemmeno “Santa Marvel” riuscirebbe nell’operazione “Respirazione bocca-a-bocca”.