Quando guardiamo la pubblicità che passa in tv apprendiamo che tutta la pasta che consumiamo è prodotta con il grano duro italiano.
Facendo delle ricerche però si scopre che le due Regioni che producono l’80% circa del grano duro italiano – Puglia e Sicilia – hanno il prodotto invenduto. Nonostante i consumatori italiani non vogliano più grano canadese nella pasta che consumano, in Sicilia sono tornati ad attraccare i cargo canadesi con grandi quantità di grano.
Secondo quanto scrive Scatti di Gusto c’è qualcosa che non va nella pasta italiana di grano duro.
A sostenerlo è l’associazione GranoSalus nata a Foggia, in Puglia che mette insieme produttori e consumatori e ha come obiettivi la sicurezza alimentare e la difesa dei redditi degli agricoltori. Sul banco degli imputati sono salite 8 aziende produttrici di pasta di grano duro, una delle bandiere del Made in Italy. Ecco la tabella.
DON, glifosato, cadmio e piombo sono le sostanze incriminate.
L’Associazione GranoSalus dichiara di aver portato i campioni di pasta a un non meglio laboratorio europeo accreditato per controllare i residui di sostanze vietate dalla legge elaborando una tabella che esprime in sostanza un giudizio negativo sulla qualità degli spaghetti di queste 8 aziende italiane.
Il DON, spiega GranoSalus, è un composto tossico prodotto da alcuni funghi appartenenti al genere Fusarium che si sviluppa in condizioni di umidità e quindi in grani come quelli canadesi e in genere in tutti gli areali sul 45° parallelo dove le condizioni naturali non consentono un’asciugatura perfetta come invece avviene nei grani del Sud che beneficia di condizioni climatiche seccagne. I funghi presenti nel grano raccolto possono produrre micotossine e il DON, secondo lo IARC è una possibile sostanza cancerogena
Cosa c’è di meglio di un buon piatto di spaghetti al pomodoro?
Ma siamo sicuri che la passata che compriamo sia tutta italiana?
Siamo invasi dal pomodoro estero, soprattutto cinese. Che, diciamocelo pure, non sempre è di grande qualità, la Cina è Il primo Paese produttore al mondo di pomodoro, basta pensare che da sola, coltiva il 30% della produzione mondiale. Seguono Stati Uniti e India.
L’Italia si ferma al 3% COLPA di una concorrenza spietata sui prezzi costi di produzione troppo alti rispetto ad altri Paesi, come la Cina.
Nel nostro Paese la pressione della Cina è fortissima. E siccome in Italia la politica agricola, grazie alla compiacenza dei Governi, la decidono le industrie e non gli agricoltori, il nostro Paese è invaso dal pomodoro cinese che viene fatto passare per pomodoro italiano. La legge dovrebbe imporre le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Oggi il pomodoro si coltiva in tante aree del mondo. La produzione mondiale si attesta intorno ai 170 milioni di tonnellate (con variazioni di anno in anno legate a vari fattori).
Sulle nostre tavole però non arrivano solo i pomodori cinesi o il grano canadese, arrivano anche le arance del Marocco, i limoni argentini con la buccia NON EDIBILE (a causa dei pesticidi vietati in Italia), le mandorle californiane e l’olio d’oliva tunisino.
Parliamo di OLIO:
il Parlamento Europeo ha consentito alle multinazionali che operano in Tunisia di piazzare in Europa 90 mila tonnellate di olio d’oliva tunisino. E sappiate, anche, che in Tunisia, con molta probabilità, utilizzano pesticidi che l’Italia ha bandito tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70 del secolo passato perché dannosi per la salute umana.
Approfitto per dire che una bottiglia di extra vergine dal costo di 3-4-5-6 euro non va acquistata, per la semplice ragione che un ottimo olio extra vergine di oliva costa mediamente da gli 8 euro in su a litro