Napoli è una città ricca di contraddizioni e i diversi quartieri che dividono la città, rinchiudono problematiche diverse. Agire in maniera fattiva, cercando di modificare le cose non è semplice facile e le associazioni, alle volte, ci riescono attraverso progetti mirati. La storia che andiamo a raccontare oggi vede come protagonista l’Associazione Traparentesi Onlus, che da oltre dieci anni agisce sul territorio con impegno civile e civico. Per conoscere meglio questa splendida realtà napoletana abbiamo incontrato il Presidente Luigi Salerno.
Partiamo dal principio, come nasce l’Associazione Traparentesi?
Traparentesi nasce dall’incontro di operatori sociali e attivisti napoletani accumunati dal desiderio di fare qualcosa di utile per la loro città. Si tratta quindi, in primo luogo, di un’esperienza di autorganizzazione civica e lavorativa che ci ha portato non solo a costituirci come associazione ma più in generale a condividere un percorso umano e professionale. La cosa che ci accomuna è proprio quella di riportare al centro dell’attenzione il tema dei diritti, facendo uscire dalle parentesi temi e problematiche sociali che spesso finiscono nel dimenticatoio.
Quali sono le principali attività e a chi si rivolge l’Associazione?
I nostri obiettivi sono il contrasto alla dispersione scolastica, la lotta alle marginalità sociali e a ogni tipo di discriminazione della persona e della comunità nel suo complesso. Ci battiamo per l’estensione e per la piena fruizione dei diritti di cittadinanza, sostenendo i gruppi sociali più vulnerabili e sperimentando nuovi modelli di trasformazione sociale e culturale. L’Associazione gestisce dal 2008 un centro polifunzionale nel quartiere Stella che offre servizi gratuiti per minori e adulti sia italiani che con background migratorio: Sostegno scolastico, laboratori educativi, percorsi di cittadinanza, corsi di italiano, segretariato sociale, mediazione familiare e culturale, gite e uscite sul territorio. Realizziamo inoltre numerosi progetti sociali in tutto il centro di Napoli, operando in rete con istituzioni locali, scuole e altre realtà del terzo settore.
Mi parli del progetto “Caterina”
Caterina è un progetto sperimentale nato nel 2019 grazie al finanziamento dell’Impresa Sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo Nazionale per il Contrasto alla Povertà Educativa. Durante il primo anno abbiamo intercettato oltre 400 minori vulnerabili che sono coinvolti sia in attività di potenziamento formativo che in laboratori educativi e di sviluppo delle competenze. Il progetto si fonda su una stretta cooperazione tra insegnanti ed educatori, per questo interveniamo al mattino nelle classi e il pomeriggio in alcuni centri educativi nel Quartiere Stella e ai Quartieri Spagnoli. Il nostro intento è quello di offrire ai ragazzi e alle loro famiglie delle proposte educative di alto profilo, per questo collaboriamo con numerose realtà del territorio come il museo MANN e il Dipartimento di Fisica della Federico II nonché con diverse associazioni che realizzano laboratori di musica, teatro, arte e sport.
Il 29 Febbraio a Napoli si è consumata l’ennesima tragedia che vede un minore come protagonista, quanto è importante il ruolo delle Associazioni per prevenire certi episodi?
La morte di un adolescente è sempre un fallimento indipendentemente dalle fattispecie specifiche che l’hanno causata. Ricordo il clima di gogna mediatica che si creò dopo l’uccisione di Genny Cesarano qualche anno fa e la cosa che mi preoccupa maggiormente anche oggi è l’incapacità di produrre una narrazione che non sia semplicistica, che non si limiti a creare un dibattito sterile sui social fra opinionisti improvvisati. Chi lavora sul campo tutti giorni sa che l’attività di prevenzione può aver senso solo se esiste una conoscenza diffusa delle dinamiche sociali che interessano la nostra città. Vi è persistente carenza di servizi educativi e di investimenti economici da parte delle istituzioni e spesso alle associazione viene chiesto di mettere una toppa a questa situazione. Andrebbe fatta un riflessione seria sul fatto che una fetta consistente di popolazione sconta una persistente condizione di fragilità e carenza di diritti fin dalla tenera età.
Traparentesi in dodici anni di attività può vantare molti progetti, quale è stato quello più complesso ma che ha dato più soddisfazione?
Sono davvero tanti ma forse quello che ci ha dato più soddisfazione è il Carnevale Sociale al Rione Sanità, non è un progetto ma una sfida civica che abbiamo raccolto dodici anni fa provando a replicare in un quartiere a noi particolarmente caro l’esperienza del carnevale di Scampia. Dopo tutti questi anni possiamo dire di aver contribuito a fare nasce una nuova tradizione popolare che ogni anno porta in strada centinaia di persone accumunate dalla voglia di riappropriarsi in maniera creativa del loro territorio.
Quanto è importante la partecipazione esterna per l’Associazione e che tipo di partecipazione riscontrate nei vostri progetti?
Storicamente Traparentesi promuove interventi integrati che presuppongono la collaborazione attiva di tutti i soggetti coinvolti: minori, famiglie, insegnanti e istituzioni locali. Il nostro approccio è quello della corresponsabilità educativa, fondato sull’idea che ci debba essere una condivisione reale delle attività socio-educative che vengono attivate in risposta ai bisogni riscontrati. Per questo per noi è molto importante anche informare l’opinione pubblica sui servizi che attiviamo, nell’ottica di stimolare riflessione e partecipazione nella comunità territoriale.
L’area napoletana è divisa fortemente fra quartiere e quartiere, quanto manca una reale coscienza civica che possa migliorare e modificare il senso di abbandono di questa città?
E’ normale che a volte, di fronte a problematiche radicate e complesse, subentrino rassegnazione e sconforto. Noi personalmente crediamo che sia necessario rilanciare interventi di ampio respiro che non si limitino al singolo quartiere ma che siano orientati a rendere l’intera città maggiormente dota di servizi di base e di un’offerta di servizi sociali, educativi e culturali adeguati.
Progetti futuri?
In questo momento, come tutti, ci troviamo purtroppo di fronte ad un’interruzione forzata dei servizi a causa dell’emergenza sanitaria. L’auspicio per il momento è solo quello di poter riprendere le attività quanto prima in modo da non interrompere la rete di supporto a sostegno dei soggetti più fragili che abbiamo in carico.