Il 13 settembre del 1928, in seguito a un incidente automobilistico, venne a mancare, a Motta di Livenza, lo scrittore Italo Svevo. Egli è ritenuto uno dei principali esponenti della cultura mitteleuropea, nonché facente parte del movimento artistico e letterario decadentista, in particolare del secondo periodo del decadentismo, che caratterizza gli anni del primo Novecento. Nei suoi tre romanzi Una vita, Senilità e La coscienza di Zeno, sono espressi i tratti salienti della sua opera, ispirati dalle esperienze personali dello stesso scrittore e dai cardini letterari del periodo, quali la vocazione autobiografica; il carattere antiletterario della prosa; l’uso di modi espressivi riconducibili alle sue diverse lingue; la presenza di tematiche ed espedienti, come il monologo interiore, riconducibili alla corrente del romanzo d’analisi europeo.
Per quanto riguarda la sua vicenda biografica, Italo Svevo (pseudonimo di Aron Hector), nacque a Trieste il 19 dicembre 1861 da una famiglia ebraica benestante. Lo pseudonimo rimanda direttamente alla sua origine geografica bivalente: Italo come italiano, Svevo come germanico. Lo scrittore trascorse la sua giovinezza studiando materie tecniche commerciali e frequentando scuole sia in Germania che a Trieste. Nel 1880, egli lavorò presso la filiale triestina di una banca Viennese, ma continuò sempre a coltivare la sua passione per la letteratura. Nel 1892 pubblicò il suo primo libro, Una vita, m senza riscuotere particolare successo. Nel 1898, invece, Svevo scrisse il suo secondo libro Senilità, anche questo, però, non vide riconoscersi i dovuti meriti.
Nel 1907, poi, il triestino conobbe lo scrittore irlandese James Joyce, suo insegnante d’inglese, il quale fu per lui una fonte di ispirazione letteraria. Durante il periodo della prima guerra mondiale, in aggiunta, Svevo iniziò a studiare le teorie della psicoanalisi di Freud, utilizzate, non a caso, come tema fondamentale per scrivere il suo romanzo più famoso La coscienza di Zeno.
Senza dubbio, l’enorme importanza di Italo Svevo nella letteratura del ‘900 sta nell’aver contribuito alla nascita del romanzo contemporaneo, inteso come il romanzo in cui si parla dei conflitti dell’uomo moderno, le sue ansie e le sue contraddizioni. I modelli dello scrittore furono autori come Balzac, Standhal e Flaubert dai quali riprese, appunto, la capacità di indagare i comportamenti umani, andando scavando in profondità. Nell’accostarsi alla letteratura egli cercò di rappresentare le vicende umane sullo sfondo di una concreta realtà sociale, che si identifica con quella triestina che egli stesso viveva.
“Ad una data età nessuno di noi è quello a cui madre natura lo destinava; ci si ritrova con un carattere curvo come la pianta che avrebbe voluto seguire la direzione che segnalava la radice, ma che deviò per farsi strada attraverso pietre che le chiudevano il passaggio.” (Italo Svevo).