A distanza di circa un anno dal comizio politico organizzato da Fratelli d’Italia, che diede vita all’ormai noto tormentone musicale ballato al ritmo di “io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana, sono italiana” ci ritroviamo ad analizzare con meno comicità la stessa questione di disparità tra “genitore 1 e genitore 2” anche se stavolta dobbiamo dargli un significato diverso. Se l’anno scorso, ignari di ciò che ci avrebbe riservato il 2020 ci preoccupavamo di problematiche sicuramente importanti come il riconoscimento in Italia delle coppie omosessuali, oggigiorno ci ritroviamo invece, ed a causa del coronavirus, in un mondo dove neanche i diritti di quelle coppie cosiddette “tradizionali” vengono più riconosciuti. Assistiamo inermi al drammatico mutamento di un mondo che, per colpa della pandemia da Covid-19 si ritrova a fare tanti passi indietro, mentre soltanto un anno fa le nostre priorità erano ormai altre. Tante cose venivano date per scontate, tanti diritti considerati ovvietà, come la libertà in primis ma come anche, ad esempio, il diritto di un padre ad assistere alla nascita del proprio figlio. Sì perché se questo potrebbe sembrare al momento un problema secondario o superfluo, bisogna invece sottolineare che non lo è affatto, sia dal punto di vista psicologico che umano. Eppure ormai non ci facciamo troppo caso, ci siamo totalmente adeguati al sacrificio immane che stiamo affrontando, proprio come ci siamo adeguati per causa di forza maggiore a rinunciare alla nostra libertà personale, che un tempo ci sembrava la cosa più normale di questo mondo. Non è normale rinunciare ad alcuni diritti fondamentali, soprattutto quando si tratta di violenze morali evitabili.
Ad affrontare il discorso in questi giorni è stata Valeria Ciarambino, che ha espresso il suo pensiero con queste parole: “L’emergenza pandemica non può continuare a negare i diritti di partorienti, neonati e padri in un momento delicato come quello della nascita. In 9 mesi in Campania non si è fatto nulla per assicurare alle madri che danno alla luce i loro figli condizioni di assoluta serenità. Secondo le indicazioni dell’Oms e dell’Istituto Superiore di Sanità, va assolutamente garantita la presenza del padre o di una persona scelta dalla donna per il travaglio, il parto e le fasi successive, mentre ad oggi chi partorisce nella nostra regione viene lasciata sola e i papà potranno conoscere i loro figli non prima di 3-4 giorni. Stando alle stesse raccomandazioni, le madri andrebbero supportate nelle fasi di allattamento dei figli entro la prima ora dalla nascita. In Campania, invece, madri e figli vengono separati alla nascita per ore e ore, se non per giorni nei casi di positività della donna, sebbene non ci sia alcuna prova di trasmissione del virus con l’allattamento”. La vicepresidente del Consiglio regionale della Campania ha scritto una nota ai direttori delle ASL e delle Aziende ospedaliere della Campania, al Direttore generale per la tutela della Salute del servizio sanitario regionale e all’Associazione regionale Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri. “Chiedo che siano predisposti e adottati protocolli specifici a tutela dei diritti delle madri e dei neonati nei punti nascita della regione, pubblici e privati, differenziando l’assistenza ostetrica da qualsiasi altro percorso di cura ospedaliero, con o senza Covid-19; e che la crisi epidemica sia l’occasione per attivare percorsi assistenziali domiciliari e territoriali per donne in gravidanza e per i neonati” ha poi concluso Ciarambino.
Anche le future mamme chiedono a gran voce alle direzioni sanitarie dei punti nascita della Campania di poter essere assistite dal proprio marito o compagno durante tutte le fasi del parto. Nella maggior parte dei casi anche le donne non positive al virus restano in degenza e vivono le loro prime ore da madri in solitudine. L’unica soluzione, praticabile nell’ambito della sanità privata, per dare la possibilità ai futuri padri di stringere la mano alle proprie congiunte e conoscere subito il nascituro è prenotare una stanza privata a pagamento, non prima però di essersi sottoposti a tampone. Ovviamente questo crea una disparità sociale ed economica assolutamente non accettabile in un regime di democrazia. “Sappiamo che questo momento è difficile per tutti ma chiediamo alle direzioni sanitarie delle strutture campane di seguire le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, che non vietano di avere una persona al nostro fianco durante il parto” spiega Marjara Petito, influencer e modella napoletana di origini brasiliane al nono mese di gravidanza, che si è fatta portavoce dell’istanza. “Non si tratta di un capriccio, ma di un modo per partorire in condizioni serene. I papà hanno gli stessi diritti delle mamme di vedere il proprio bambino nascere, e noi donne incinte non possiamo essere abbandonate in un momento così delicato e al contempo meraviglioso. Alcune di noi hanno avuto delle crisi post-parto proprio perché hanno vissuto questi attimi nel peggiore dei modi”. Speriamo che l’appello delle future mamme venga al più presto ascoltato, così che venga garantito anche ai futuri papà il diritto ad assistere alla nascita del proprio figlio, in piena sicurezza e serenità.