Quella della Whirlpool sta diventando una vicenda realmente insostenibile. Da circa 140 giorni, i 430 lavoratori impiegati nella sede di Napoli (più quelli dell’indotto, circa 1500) stanno vedendo il loro futuro appeso ad un filo che si assottiglia sempre di più e che, a quanto pare, ora, rischia di essere definitivamente reciso. Parliamo, dunque, di diverse centinaia di nuclei familiari che corrono il concreto pericolo di restare senza un introito fondamentale per vivere. Come poter dar torto, allora, agli operai che, ieri, verso mezzogiorno, hanno deciso di bloccare l’autostrada Napoli-Salerno dopo aver raggiunto in corteo, partendo dalla fabbrica in via Argine, la rampa di accesso!? La protesta è durata circa un’ora e mezza, coinvolgendo entrambe le direzioni di marcia, sull’A3, all’altezza dello svincolo di San Giovanni a Teduccio, tanto è vero che si sono venuti a creare chilometrici incollonnamenti di mezzi. Non sono mancati momenti di tensione con la Polizia che ha cercato di fermare, con delle camionette, gli oltre 300 manifestanti. Nel primo pomeriggio, però, i lavoratori hanno tolto il blocco e sono tornati verso la fabbrica. La mobilitazione è sorta dal momento che, proprio nelle scorse ore, non sono giunte buone notizie dall’incontro a Palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio Conte, il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli e i vertici dell’azienda. “Vista l’impossibilità di una discussione sul merito del progetto di riconversione e i mesi di incontri che non hanno portato ad alcun progresso nella negoziazione, l’Azienda, come comunicato durante la riunione a Palazzo Chigi, si trova costretta a procedere alla cessazione dell’attività produttiva, con decorrenza 1 novembre 2019”. Queste le parole rilasciate in comunicato da Whirlpool, le quali lasciano appunto intendere, in maniera inequivocabile, che, a partire dall’inizio di novembre, verrà chiusa la produzione con tutto ciò che singnificherà in termini di licenziamenti.
“Non è stato un incontro positivo, nonostante la massima disponibilità del governo a mettere in campo tutte le iniziative necessarie per continuare la produzione sul sito di Napoli, non c’è stata nessuna apertura da parte di Whirlpool.” Ha dichiarato, invece, il ministro Patuanelli, il quale ha poi aggiunto che la multinazionale “continua a proporre come unica soluzione una cessione del ramo d’azienda sostanzialmente verso l’ignoto”. La cessione del ramo partenopeo alla Prs di Lugano, con riconversione della produzione da quella di lavatrici a quella di container refrigerati, infatti, per Whirlpool rappresenterebbe l’unica soluzione in grado di garantire la salvaguardia occupazionale e la sostenibilità nel lungo periodo dello stabilimento di Napoli. Ma, appunto, non sono dello stesso parere né il governo né le rappresentanze sindacali, le quali, compattamente, hanno attaccato l’azienda che ha disatteso l’accordo del 25 ottobre 2018 che prevedeva un piano di sviluppo per lo stabilimento campano. Come possiamo ricordare, in quell’occasione, la multinazionale, annunciando un piano industriale da 250 milioni di investimenti nel triennio 2019/2021, diciassette dei quali da realizzare a Napoli, al tavolo con il Ministero per lo sviluppo economico, aveva ottenuto il via libera all’uso degli ammortizzatori sociali. I sindacati, ora, non a caso, stanno valutando azioni di mobilitazione che coinvolgano i lavoratori di tutto il gruppo Whirlpool. Secondo il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, la chiusura del sito di Napoli è una “scelta scellerata”, dovuta pure a una certa mollezza da parte del del governo nel far rispettare l’accordo firmato un anno fa. Per la segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David, la decisione dell’azienda mette a rischio tutti i 5.000 lavoratori del gruppo in Italia. La situazione degli operai di Napoli è, per la segretaria nazionale della Fim Cisl, Alessandra Damiani, una vera e propria “bomba sociale pronta a esplodere. E di cui Whirlpool e’ l’unica responsabile”.
A prendere posizione, ovviamente, sono stati anche il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, i quali hanno chiesto al Presidente del Consiglio un incontro urgente per individuare soluzioni alternative alla cessione dello stabilimento.
Il premier Conte, dal canto suo, ha assicurato la massima attenzione a seguire questa vertenza, con la speranza che venga presa realmente sul serio. Il nostro più sentito auspicio, chiaramente, è che la situazione possa essere risolta nella maniera più efficace possibile a protezione dei lavoratori. Napoli, come la Campania e come, del resto, tutto il Sud Italia, è afflitta atrocemente dalla piaga della disoccupazione; tutti gli sforzi si muovano quindi nel senso di evitare un ennesimo scempio, sulla pelle degli ultimi, in questa terra martoriata. Solidarietà ai lavoratori in lotta, eroi contemporanei.