Contrastare il panico dei titoli allarmisti e delle “fake news” è quello che da sempre prova a fare il nostro giornale; “la Tana del Bianconiglio”, pertanto, pur non essendo scritta da un Medico Veterinario, ma da un Educatore Cinofilo e Coadiutore in IAA si è sempre rifatta ad interviste e parole di professionisti specializzati nell’argomento trattato, a tal proposito oggi ci vediamo costretti a citare una delle poche fonti attendibili che circolano sul web e nell’informazione per quanto riguarda la correlazione tra emergenza Covid-19 ed animali domestici per evitare di incrementare il fenomeno di cessioni ed abbandoni.
Proprio ieri @anmviOggi, il quotidiano di informazione dell’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani si è espresso riguardo la questione riportando l’obiettivo del Dipartimento di Scienze Veterinarie di Torino per dimostrare ciò che ormai dovrebbe essere risaputo: nonostante anche gli animali d’affezione siano soggetti a numerosi tipi di Coronavirus, il Covid-19 rappresenta per l’uomo una pandemia, mentre per i cani ed i gatti è trascurabile.
Il prof. Rosati, del sopracitato Dipartimento e Ordinario di Malattie Infettive ha detto al riguardo al quotidiano La Stampa: <<Gli animali in questo momento possono avere due ruoli: uno è quello del trasportatore passivo, come potrebbe essere un oggetto inanimato. Pensiamo alla ciabatta o al cellulare che possono essere veicolo di trasmissione. L’altro ruolo è quello di animale che si contamina con il virus a basso titolo e, anche in questo caso, il ruolo epidemiologico che può giocare in questa fase dell’epidemia è trascurabile».
Riguardo agli animali risultati “contaminati” come il cane di Hong Kong ed i gatti, di cui si sta parlando proprio in queste ore, il Prof. Rosati ribatte: <<Il tampone del cane “è rimasto positivo per qualche giorno e, in realtà, un numero di giorni che tenderebbe a escludere una contaminazione passiva però al quale non è seguita la sieroconversione, ossia la risposta del sistema immunitario all’infezione. Quando un animale rimane sieronegativo, ossia non sieroconverte, cioè non produce anticorpi, vuol dire che il virus non è neanche riuscito a interessare il sistema immunitario. Vuol dire che si è replicato talmente poco che il sistema immunitario non se ne è neanche accorto. Il fatto che il cane sia rimasto sieronegativo fa pensare che se c’è stata una replicazione questa sia avvenuta su pochissime cellule della mucosa del naso, che il virus fa fatica a passare da un ospite all’altro e che la quantità di virus che viene prodotta da queste poche cellule che si sono infettate è trascurabile. Tutto fa pensare che negli animali vi sia una contaminazione con una lieve, forse, capacità replicativa ma non in grado di utilizzare il cane o il gatto come una specie alternativa alla trasmissione>>.
Questo in realtà non fa altro che ricalcare le parole del Prof Decaro del Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari, come sempre siamo orgogliosi di dire al sud siamo un po “avanti” che aveva chiarito la situazione settimane fa tramite FNOVI (Federazione Nazionale Ordine dei Veterinari Italiani).
Invitiamo e preghiamo tutti i i colleghi giornalisti di evitare titoloni “acchiappa click” perchè un like non può valere la salute e la salvaguardia di nessun essere vivente!