Mai essere vivente fu più bistrattato: considerato spesso inutile, o utile solo da mangiare, accomunato alla bruttezza tanto da diventare un appellativo per donne poco avvenenti, strappato al proprio ecosistema brutalmente, pulito e cotto ancora vivo.
Pochi sanno che la cozza (Mytilus galloprovincialis) è un mollusco bivalve lamellibranco (possiede due valve, spesso scure e respira tramite lamelle che assorbono ossigeno e trattengono il cibo) fondamentale per le acque nelle quali vive, in quanto funge da filtro.
I lamellibranchi, infatti, possono filtrare fino a mille litri di acqua al giorno trattenendo particelle e microorganismi in essa sospesi.
L’esterno (costituito, appunto, da un guscio di due valve) protegge il “mantello” che è la parte “molle” contenitore degli organi interni. In età adulta le femmine raggiungono un colorito del mantello arancio-rossastro, mentre i maschi giallo intenso; e si ancorano alle rocce e gli scogli tramite una sostanza secreta composta di fibre.
Originario del Mar Mediterraneo, ha ormai invaso molte acque del mondo tra cui anche quelle della California, a Bodega Head, dove, a causa del surriscaldamento globale, sta accadendo qualcosa di drammaticamente straordinario: le cozze cuociono da sole, ovvero, per l’improvvisa ondata di caldo record, temperature intorno ai 40 °, le poverine cuociono nel loro stesso guscio.
Christopher Harley biologo della British Columbia ricorda un evento simile circa 15 anni fa, ma nulla di paragonabile a questa “strage”.
La Coordinatrice della riserva marina di Bodega Bay, Jackie Sones, assiste per la prima volta ad una tragedia del genere dovuta alla bassa marea. I mitili, infati sono rimasti ancorati alle rocce roventi andando incontro ad un tristissimo destino. Il dramma è che la stessa sorte potrebbe coinvolgere tutto l’ecosistema (partendo da organismi estremamente delicati come i coralli, le stelle marine ed i crostacei) e non solo le povere cozze, come la dottoressa sottolinea, le cozze sono l’equivalente sulla terra ferma degli alberi, e quando si va ad intaccare la “base” di un ecosistema esso è destinato alla devastazione.
Altro problema, tipico della “bella stagione” è il consumo a scopo alimentare di queste povere creature, che spesso vengono consumate “vive”; lasciando stare i dubbi etici riguardo le proprie scelte alimentari, come anticipato, le cozze fungono da veri e propri filtri, siamo sicuri che fare scorpacciate di questi “frutti di mare” sia così “sano”, visto quanto stiamo inquinando il nostro pianeta?
Infatti, spesso, solo la cottura ad altissime temperature può ucciderne tutti i batteri di cui è vettore; tra le patologie più facilmente trasmissibili sono note tifo, paratifo, erovirus ed epatite virale ed il famoso colera che spesso viene augurato negli stadi a noi partenopei.
Inoltre, recentemente, nel 2016 è stato scoperto in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature, che cozze, vongole ecc. possano essere portatori di geni tumorali infettivi tramite un oncovirus.
Insomma, che dire: cercare di tutelare e proteggere questi fondamentali esseri viventi è un nostro dovere morale nei loro confronti ed anche nei nostri.