Siamo, purtroppo, venuti a conoscenza di un dato particolarmente allarmante, reso noto negli scorsi giorni e che desta in noi amarezza e tristezza, oltre che tanta rabbia. Dunque, secondo quanto rivelato da una ricerca condotta dall’Osservatorio suicidi per motivazioni economiche, attivato dal Link Campus University, su una base di indagine settennale che va dal 2012 alla fine del 2018, il numero di persone che si sono tolte la vita per le difficoltà lavorative ed economiche sono state, in tutta Italia, 988, mentre 717 hanno tentato di farlo. Le vittime interessate dal fenomeno sono principalmente i disoccupati, specie nella fascia di età che va dai 45 ai 54 anni, ma anche imprenditori che sempre più spesso si sono sentiti vessati dal sistema che, evidentemente, non sistema mai. Sul piano nazionale, nei sette anni presi in analisi, è il Veneto la regione più colpita, ma nell’ultimo periodo, la Campania – come tutto il Sud – ha subito un pesantissimo incremento, tanto da passare dal 12,4% del 2012 al 21,8% del 2018. Dei 24 suicidi (110 in tutto lo Stivale), segnalati nell’anno appena trascorso per ragioni economico/lavorative, 10 sono in provincia di Napoli, 5 in quella di Caserta, 4 in quella di Salerno, 3 nell’Avellinese e 2 nel Beneventano.
“Il problema occupazionale rappresenta un’emergenza non più procrastinabile e che richiede una decisa riforma del welfare state” Sono queste le parole del direttore dell’Osservatorio, Nicola Ferrigni, il quale poi aggiunge anche: “ben vengano dunque interventi legislativi come il reddito di cittadinanza che se da un lato si configura come una misura di sostegno al reddito, dall’altra si propone di rimettere in moto il mercato del lavoro anche attraverso una riforma strutturale e motivazionale dei centri per l’impiego. Una iniezione di fiducia cui ora deve accompagnarsi una ottimizzazione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro”.
Ferrigni, dunque, esprime un parere favorevole riguardo alla proposta del Movimento 5 stelle, molto discussa in questi giorni. Tra le opposizioni, infatti, c’è sia chi la contesta perché si configurerebbe come un mero assistenzialismo controproducente e a vantaggio dei furbi, sia chi esprime dubbi e ne vorrebbe un’applicazione più vasta e meglio delineata. Al di là di ogni considerazione di stampo politico, sta di certo che ciò che emerge è che si rende necessario intervenire in tutti i modi più efficienti possibili e, dunque, ci auguriamo che le manovre che verranno messe in campo possano risultare effettivamente utili. La speranza, però, è che, soprattutto per il Meridione, possano essere studiati piani di investimento e di sviluppo ampi e dalla portata duratura, i quali, allo stato attuale, non sembrano delinearsi all’orizzonte.
“Fate presto”, titolò Il Mattino a seguito del terremoto dell’Ottanta, e noi sentiamo di ripeterlo per la gravissima emergenza economica delle nostre terre. Facciamo presto, perché, forse non è chiaro ancora a tutti, ma, considerando pure le migliaia di partenze, stiamo davvero morendo lentamente.