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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Riflessioni Senza Linea

Gli esami non finiscono mai…

Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo 5 anni fa
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8 Min Lettura
© @gianluca.musca
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Il 17 giugno segna lo “start” per gli esami di stato 2020, un esame peculiare e insolito come gli ultimi mesi di questo anormale anno scolastico, trascorsi, in modo atipico, sui libri e dietro tastiere digitali, nelle proprie case con manifesti di arcobaleni appesi ai balconi, seduti alle proprie scrivanie in cameretta, sotto l’ombra del Covid-19, mediante la somministrazione di una formula magica dettata dalla didattica a distanza, partita tardi e con tante difficoltà, malgrado l’enorme impegno e la benevola dedizione tanto dei docenti che dei pazienti genitori.

Per i maturandi, si tratterà di una prova particolare, probabilmente scarica della tensione che si accumula gli ultimi giorni dell’ultimo anno di scuola quando di fronte c’è il bivio tra l’addio alla sveglia della quotidianità scolastica, con zaini pieni zeppi di sogni, speranze e tanta rabbia vitale e l’approssimarsi ad un divenire nuovo, con la sensazione di trovarsi improvvisamente “ad essere un essere” adulto e “maturo”.

Il brivido degli ultimi giorni di scuola, ormai liberi dal fardello di maglioni e cappotti invernali, in piacevoli e colorate t-shirt, è stato sostituito da un tentennante tentativo di creare una reunion ideale e idealizzata per il congedo dall’età del tormento adolescenziale e della ridarella facile e incontenibile, tipica di quella innocua spensieratezza, in un luogo all’aperto, lontano dalla scuola che li ha accolti e raccolti negli ultimi cinque anni, completamente innaturale, rispettando le misure anticovid, quindi, senza abbracci, lacrime e baci, tipici dei migliori addii dalle scuole superiori…

Con tutta la buona volontà dei promotori, il Comitato Scientifico ha rilasciato un lapidario NO, gettando in pasto al diniego secco i sogni e le speranze di chi auspicava la realizzazione di un – sia pur artificioso -ultimo giorno di scuola.

Il tutto si è concluso con un nulla di fatto. Forse ad essere più dispiaciuti, gli adulti che credevano possibile tale incontro piuttosto che i protagonisti della vicenda, in grado di superare anche questa delusione, ricorrendo a quell’immensa dose di energia positiva e di carica emotiva di cui sono super-dotati.

Tutti gli adulti, specialisti della migliore psicologia, terapeuti, neurologi, tuttologi ed esimi opinionisti assoldati dai salotti tv, si dicono preoccupati per gli adolescenti, per il modo in cui attutiranno il colpo dell’anomalia del momento, per il modo in cui supereranno questa prova di vita, questo trapasso all’età adulta, per il trauma che conseguirà dal diverso itinerario che la piega della vita ha avuto in questi tempi, travolgendo, in primis, la loro quotidianità nonchè il loro mitico esame di maturità, dimostrando un’unica cosa di aver dimenticato e rimosso completamente i ricordi della propria adolescenza, di quei pensieri, di quei sogni, di quelle prospettive di vita, di quella voglia di lottare, di quella sensazione di immensità e infinità che solo nell’incoscienza dei 18 anni può provarsi in modo pieno ed esclusivo!

Così facendo, si sottovalutano le immense riserve, le incontenibili energie  e le incredibili potenzialità dei ragazzi alla soglia dei 18 anni, che si sentono invincibili, pronti ad affrontare il mondo, carichi di proiettili di umanità e positività, nonostante l’adolescenza sia un’età profondamente critica, la maggior parte degli adolescenti si sente un supereroe in grado di sconfiggere il mondo delle avversità e di offrire un contributo costruttivo al miglioramento del mondo – basta osservare la grande determinazione e coesione per le tematiche ambientali di questa generazione.

Al momento di euforia iniziale per la chiusura delle scuole, è seguito un momento di “clausura” vissuta, più o meno, responsabilmente e, poi, al momento della riapertura, c’è stato il liberatorio abbraccio tra pari, fatto di condivisione di spazi e coca-cola, spesso in assenza di mascherine e distanziamento, ma cosa avremmo potuto pretendere dopo il tanto forzato lockdown, rinchiusi da soli con i loro incontenibili ormoni pensanti, tra le mura domestiche, incatenati ad una illogica quotidianità e ad una innaturale quarantena, senza sport, amici e primi amori???

Eppure, ora, i nostri adolescenti si trovano ad affrontare, comunque, un esame, o, meglio, l’esame della vita per antonomasia, seppur è garantito nel risultato,  seppur godranno di un occhio di riguardo della commissione per la situazione vissuta, seppur atipico nella sua dinamica complessa, ma nessuna atipicità può alterare né mistificare l’emozione del momento.

Ecco perché immagino che i nostri adolescenti vivranno, comunque, le stesse notti insonni,  fantasticando sul più prossimo futuro, (forse, numericamente inferiori, vista la mancanza degli scritti), al suono della “notte prima degli esami”, immancabile colonna sonora delle ore immediatamente precedenti al momento della valutazione quando seduti su una sedia, dimensione scuola, l’ultima della sua specie, prima dell’approdo a quelle formato universitario, ci si trova di fronte per l’ultima volta i propri amati e/o odiati professori  ad ascoltare la propria voce che declama, a memoria, il proprio sapere e il proprio elaborato finale, in un’onda d’urto emotiva che nessun Coronavirus può arrestare, né oscurare.

I nuovi maturandi, da quelli più riflessivi a quelli disincantati, da quelli romantici a quelli strafottenti, da quelli bulli a quelli vittime della loro prepotenza, da quelli studiosi a quelli menefreghisti, dai secchioni ai fieri somari, dai timidi agli sfrontati, dagli amici dei brufoli ai fanatici della moda, dagli elaboratori umani ai  superdotati di cartucciere digitali, andranno, comunque, incontro al destino della loro maturità e sapranno svelare al mondo le loro doti, che sono le stesse di tutte le generazioni, con una risorsa in più, avere, nel proprio cuore e nel proprio bagaglio di vita, l’orgoglio, la tristezza e, al contempo, la gioia di aver vissuto e superato una pandemia, approdando, cosa fino ad appena un mese fa, inimmaginabile, alla propria ultima prova, in carne ed ossa, con la propria voce e il proprio personalissimo talento, senza il filtro di un monitor e di un microfono che distorce le proprie parole, le proprie sensazioni, le proprie espressioni e, persino, i propri pensieri.

E’ questo, poi, il senso vero della maturità: varcare una soglia, finire un percorso, prepararsi al grande salto nel mondo dei grandi, decidere cosa sarà del proprio futuro, come spendere le proprie capacità al meglio al servizio della società, imparare a vivere il senso dell’appartenenza ad una comunità estesa nei confronti dei quali si hanno obblighi e responsabilità (non a caso, tra le materie di esame, c’è proprio la conoscenza della Costituzione Italiana che è il pilastro per la comprensione di tutti i nostri diritti e doveri, immersi nel nostro vivere democratico, espressione di libertà fondamentali e promesse egualitarie), allora, non ci stupiremo a guardare gli occhi di questi ragazzi, identici agli occhi di tutti quelli che li hanno preceduti, a sentire le loro emozioni, a vedere sbocciare la costruzione di una nuova personalità e a permettere loro di vivere, a pieni polmoni, il respiro della propria indimenticabile (prova di) MATURITA’.

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Pubblicato da Fabiana Sergiacomo
Fabiana Sergiacomo, funzionario del Miur, appassionata della mia città e della sua inesauribile cultura. Dotata di una passione sconfinata per la lettura, la scrittura e l'arte che Napoli offre in ogni angolo e in ogni suo tratto caratteristico.
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