La zona dei “Ponti Rossi” è poco conosciuta. Si chiamano Ponti ma non sono ponti, devono il suo nome rossi perchè appaiono di un colore rossastro, una strada lunga quasi 2,5 Km
Eppure quest’area, che va dal Bosco di Capodimonte, fino a Piazza Grande,è una bellissima zona dell’antichità, oggi cementificata, piena di palazzoni costruiti recentemente
Al tempo della civiltà Romana era un luogo fertile e rigoglioso.
Questa zona nel Medioevo era chiamata “la vela”, poi prese il nome di “campo dei nostri”, poi di “Archi di mattoni” e, quindi di “Ponti rossi” per il colore dei mattoni.
La straordinaria opera di ingegneria idraulica costruita al tempo dell’imperatore Claudio, nel I secolo d. C, fu edificata per rifornire di acqua la zona di Capo Miseno dove spesso approdava la sua flotta.,
Dopo la caduta dell’impero romano l’acquedotto fu completamente distrutto.
Fu il Vicerè don Pedro di Toledo, un benefattore della città, a volerne la ricostruzione, dando l’incarico ad uno studioso” Antonio Lettieri”
Lo studioso accertò che l’acquedotto, in origine era lungo 43 miglia fino a Napoli e 50 fino a Baia. Attraverso altre condotte l’acqua del Serino veniva portata anche a diversi paesi, fino a Sarno, Nola e Pompei.
L’acquedotto era alto m. 2,10 ed era largo m. 0,82; era rivestito di cocciopesto e coperto con tegole. Un successivo restauro dell’acquedotto fu riproposto nel 1846, quando l’architetto Abate costatò che il termine della costruzione romana non era Napoli, ma Baia dove si trovava la Piscina Mirabile.
Negli ultimi anni, grazie ad opere di volontariato da parte degli stessi cittadini napoletani, sono state effettuate diverse azioni di pulizia, insieme al Comitato “Insieme per i Ponti Rossi, dell’Associazione San Tarcisio ai Ponti Rossi e del Comitato Ponti Rossi.