Pochi giorni fa l’Organizzazione tedesca Wild@life ha diffuso e reso pubbliche le vergognose immagini catturate in Sud Africa di dieci leoni detenuti in un allevamento lager.
Questi enormi felini infatti appartenevano ad uno dei tanti allevamenti creati appositamente per il “canned hunting”, ovvero la caccia su richiesta; non si tratta infatti di una battuta organizzata per uccidere creature selvatiche nel loro habitat ma, come se non fosse già abbastanza spregevole la caccia in se, di un finto safari, si tratta di leoni catturati in tenera età, allevati e cresciuti al solo scopo di essere sparati e scuoiati in un luogo poco più grande di un box o un giardino senza vie di fuga.
La cosa agghiacciante sono le condizioni scandalose in cui vertevano i 10 prigionieri: ambiente privo di qualunque stimolo, sporco e buio; un capannone isolato nel quale il cibo era assente o insufficiente ed inadeguato, palesando degli esemplari sporchi, malati, denutriti e terrorizzati.
I cacciatori possono, come in una macelleria, scegliere il “pezzo di carne” da acquistare, sono maggiormente “pagati” ed “ambiti” i leoni maschi ritenuti “lottatori”, quindi che siano caratterizzati da numerose cicatrici, motivo per cui, in questi schifosi allevamenti vengono, spesso, tenuti due maschi non compatibili in un solo piccolo recinto.
Questa “vigliacca” metodologia di caccia è talmente diffusa che, attualmente, esistono più leoni in cattività che allo stato brado, circa 5000 esemplari rispetto a soli 2000 in libertà in sud Africa.
In questo particolare caso, solo grazie alla dedizione e l’impegno dei volontari della Wild@life, ente che tutela la biodiversità e cerca di rallentare il cambiamento climatico, c’è stato un lieto fine.
Gli esperti animalisti dopo aver reso pubbliche le immagini catturate in indagini in incognito si sono nuovamente recati sul posto con le autorizzazioni necessarie per recuperare gli esemplari dal recinto e trasportarli in sicurezza nella loro nuova “casa”, un “santuario” dedicato a riabilitarli alla futura vita in libertà.
Hanno impiegato quasi dodici ore per tranquillizzare i leoni, chiaramente e giustamente, terrorizzati dall’essere umano, in particolare il povero “Georges” che oltre a subire le stesse torture dei suoi conspecifici non era considerato di eguale possenza e bellezza, ed in quanto più debole si era già isolato dal branco, pertanto la sua “pelle” non sarebbe divenuta un trofeo, ma con le sue ossa ne avrebbero fatto intugli “magici” da rivendere a carissimo prezzo.
Per chi nutre sincero amore e profondo rispetto per gli animali sembra impossibile che tutto questo accada, basti pensare che ci sono persone disposte a spendere anche 50.000 dollari al solo scopo di mettere fine ad una vita, questo però, concedetemelo, non può sconvolgere chi ha scelto un’alimentazione onnivora o vegetariana alla base della quale il concetto è di profondo sfruttamento degli animali ai nostri fini egoistici, basti pensare ad un comune allevamento di polli o di maiali, certo considerati meno affascinanti dei leoni!