Torna a Napoli, per il quarto anno consecutivo, il World Press Photo Exhibition, la mostra di fotogiornalismo più importante al mondo, nelle sale del MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, curata da Babette Warendorf, fino all’11 novembre 2019. Ogni anno, migliaia di fotoreporter delle maggiori testate editoriali internazionali come National Geographic, BBC, CNN, Le Monde ed El Pais si contendono il titolo nelle diverse categorie del concorso di fotogiornalismo: Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, Portraits, Sports, Spot News. L’esposizione presenta le 144 foto finaliste selezionate tra le immagini che hanno raccontato il 2018. Lo scatto vincitore del World Press Photo of The Year 2019 è “Crying Girl on the Border” di John Moore (Agenzia Getty Image). L’immagine ritrae una bambina di circa due anni, Yanela Sanchez, originaria dell’Honduras che si dispera mentre lei e la madre Sandra vengono arrestate da agenti della polizia di frontiera statunitense a McAllen, in Texas, Stati Uniti, il 12 giugno 2018. Sandra Sanchez ha raccontato che lei e sua figlia avevano viaggiato per un mese intero nel centro America prima di raggiungere gli Stati Uniti, dove intendevano chiedere asilo. Il presidente Trump aveva annunciato la politica di “tolleranza zero” al confine, secondo la quale i migranti che avessero tentato di entrare negli Stati Uniti sarebbero stati perseguitati penalmente. Di conseguenza, molti dei genitori arrestati, sono stati separati dai loro bambini e spesso mandati in centri di detenzione distinti. In seguito alla pubblicazione di questa immagine in tutto il mondo, l’Ufficio delle Dogane e della Protezione delle Frontiere degli Stati Uniti ha dichiarato che Yanela e sua madre non figuravano tra le migliaia di persone che erano separate dalle autorità statunitensi. Ciononostante l’indignazione generale suscitata da tale discutibile prassi ha spinto il presidente Trump, il 20 giugno, a sospenderne l’applicazione.
1° Premio Foto Singola- Spot News- John Moore.
Quest’anno è stato introdotto il premio World Press Photo Story of the Year, assegnato al fotografo “la cui creatività visiva e abilità hanno prodotto storie fotografiche con eccellenti editing, riguardanti un grande evento o una questione di rilevanza giornalistica del 2018″. Ad aggiudicarsi la nuova sezione, è l’olandese Pieter Ten Hoopen con il progetto The Migrant Caravan: un foto-racconto, realizzato tra ottobre e novembre 2018, dedicato all’immigrazione ed alla più grande carovana di migranti partita dall’Honduras e diretta negli Stati Uniti. In questo doloroso viaggio, secondo quanto affermato dall’Agenzia delle Nazioni Unite, sono coinvolte 7.000 persone, di cui almeno 2.300 bambini, provenienti da Nicaragua, El Salvador e Guatemala.
1° Premio Reportage- Spot News- Pieter Ten Hoopen.
Cinque i lavori degli italiani in mostra. Il reportage La crisi del lago Ciad di Marco Gualazzini, dell’agenzia Contrasto, ha vinto il primo premio per la sezione Environment stories. Da tempo il bacino del Ciad è teatro di una crisi umanitaria provocata da una complessa combinazione di conflitti politici e fattori ambientali. Il lago Ciad, in passato uno dei più vasti dell’Africa e àncora di salvezza per 40 milioni di persone, sta subendo una immane desertificazione. A causa di prelievi incontrollati per l’irrigazione, siccità prolungata, deforestazione e cattiva gestione delle risorse, negli ultimi 60 anni il lago ha perso il 90 per cento della sua estensione. Le fonti di sostentamento tradizionali, come la pesca, si sono esaurite, e la carenza di acqua innesca conflitti tra agricoltori e pastori. L’organizzazione jihadista Boko Haram, molto attiva nella regione, trae vantaggio dalla miseria e dalla fame dilagante, contribuendo alla loro diffusione e sfrutta i villaggi locali come serbatoio di reclutamento. Ad oggi, il protrarsi del conflitto ha causato lo sradicamento di 2,5 milioni di persone dalla loro terra, aggravando l’insicurezza alimentare.
1° Premio Reportage- Ambiente- Marco Gualazzini.
È stato Lorenzo Tugnoli, sempre dell’agenzia Contrasto, ad aggiudicarsi il primo premio nella sezione General news stories con il reportage La crisi in Yemen, fotografando i campi dei rifugiati, gli ospedali e la linea del fronte. Dopo quasi quattro anni di conflitto nello Yemen, almeno 8,4 milioni di persone rischiano di morire di fame e 22 milioni necessitano di assistenza umanitaria. Una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, che sostiene il governo yemenita contro i ribelli Houthi, ha imposto un blocco allo Yemen, applicando restrizioni alle importazioni di cibo, medicinali e carburante. Per la maggior parte degli yemeniti i prezzi dei prodotti alimentari sono diventati proibitivi, spinti al rialzo dalla penuria di cibo, dal vertiginoso aumento dei costi di trasporto e dalle deliberate interruzioni dei rifornimenti.
1° Premio Reportage- Notizie Generali- Lorenzo Tugnoli.
È esposto in mostra anche lo scatto di Daniele Volpe, fotografo indipendente, secondo premio Foto singole per la sezione General news con Still Life Volcano. Il soggiorno di una casa abbandonata a San Miguel Los Lotes, Guatemala, è ricoperta di cenere dopo l’eruzione del Volcàn de Fuego avvenuta il 3 giugno. Situato a circa 40 km a sud-ovest della capitale Città del Guatemala, Fuego è uno dei vulcani più attivi dell’America Latina ed erutta periodicamente dal 2002. Malgrado il monitoraggio dei vulcanologi, è entrato in eruzione all’improvviso, senza avvisaglie. Le persone che vivono ai suoi piedi, molte riunite per il pranzo domenicale, sono state colte di sorpresa dalla sua furia, che scagliava lava incandescente, cenere, gas tossici e detriti infiammati sui villaggi sottostanti. E’ stata una delle eruzioni più devastanti dell’ultimo secolo. Secondo l’istituto nazionale di Scienze Forensi del Guatemala sono stati recuperati 318 corpi, un terzo dei quali non identificati.
2° premio Foto Singola- Notizie Generali- Daniele Volpe.
A Brent Stirton va il primo premio Foto Singola sezione Environment. Petronella Chigumbura, 30 anni, della squadra antibracconaggio Akashinga, composta da sole donne, perfeziona le tecniche di appostamento e mimetizzazione nel parco naturale di Phundundu, Zimbabwe. Akashinga che significa le “coraggiose”, è una squadra di ranger creata per attuare una strategia di conservazione ambientale alternativa. L’obiettivo del team è collaborare con le popolazioni locali, anzichè osteggiarle, per ottenere benefici a lungo termine per le comunità e l’ambiente. Akashinga offre alle donne, spesso in condizioni disagiate, l’opportunità di lavorare ed emanciparsi, aiutando la gente del posto a trarre un beneficio diretto dalla tutela della fauna selvatica. Altre strategie, quali l’uso dei proventi delle tasse sulla caccia ai trofei per finanziare la conservazione, sono state criticate come soluzioni imposte dall’esterno e indifferenti alle esigenze delle popolazioni locali.
1° premio Foto Singola-Ambiente- Brent Stirton.
1° premio Reportage sezione Sport a Forough Alaei. In Iran le donne non hanno libero accesso agli stadi. Il 1 marzo il presidente della FIFA Gianni Infantino si è incontrato con il presidente dell’Iran, Hasan Rouhani, per affrontare la questione. Con un decreto legislativo del 20 giugno, lo stadio Azadi di Teheran è stato autorizzato a lasciare entrare un numero limitato di donne. La concessione riguardava solo le partite internazionali, ma successivamente tale restrizione è stata rimossa. Il 10 novembre il presidente della FIFA, venuto ad assistere alla finale di Coppa AFC a Teheran, ha chiesto di constatare con i propri occhi che le donne potessero entrare. Alcune hanno potuto accedere alle tribune, tuttavia molte altre sono state escluse.
1° premio Reportage- Sport- Forough Alaei.