Sono passati ben 4 mesi da quando il mondo é stato costretto a chiudersi a riccio nel tentativo di fronteggiare l’ondata epidemiologica del Coronavirus dopo essere trasmigrato da un pipistrello nella – fino a inizio 2020 – mai sentita Wuhan ad un dna mandarino e contaminando a mo’ di domino l’intero Pianeta Terra.
A pagarne le spese in primis tutte le attività e le relazioni che contengono in sé il rischio di assembramento nonché non contemplano la benché minima forma di garanzia del distanziamento fisico-sociale.
Musica, arte, cultura, mostre, vernissage, cinema, teatro, presentazioni di libri hanno pagato il fio di una chiusura totale e totalizzante…il Ministero lentamente ha provveduto ad una riapertura dei musei e di piccole iniziative culturali, ma il pubblico ha risposto con un sonoro e silenzioso “ni” non presentandosi agli appuntamenti, né accogliendo l’invito con i numeri che si auspicava avere per una decisa ripartenza.
Nella fase in cui ci troviamo, la consistente rinuncia alla cultura da parte degli italiani forse rappresenta una resa al virus con il timore, non di certo infondato, di contagiarsi nei corridoi di un Museo alla visione di una statua dell’antichità.
Di contro, le spiagge sono gremite e affollate di esemplari di ogni tipo, trasversali rispetto a provenienza sociale, geografica e di casta. Va da sé che se propri gli italiani si devono contagiare preferiscono farlo con un bel tuffo stile balenottero spiaggiato o una futile chiacchiera con l’anonimo vicino di ombrellone piuttosto che di fronte alla visione celestiale di un Botticelli.
Ed é qui che casca l’asino!
Il 20 luglio la blogger italiana per antonomasia si è presentata agli Uffizi per un’iniziativa di moda e, poi, una volta libera dai suoi impegni virtuali, con look casual, ma comunque studiatissimo in colori e stile, si é messa a vagare tra le splendide sale del museo fiorentino alla ricerca di un’emozione, di un brivido, di una conoscenza, o perché no, di un semplice scatto fotografico che la ritraesse per destinazione “paradiso web”.
E la scelta, anch’essa non casuale, probabilmente e abilmente studiata, nonché artatamente pilotata da un pool di esperti di marketing, é caduta sulla tela di Botticelli dove campeggia la divina Venere, meraviglia di colori, frutto di pennellate artistiche di altri tempi, fotografia di un tempo che fu ma che la Ferragni pone alle sue spalle, provando a riflettersi o rinfrangersi in essa, trovando ispirazione per un messaggio virtuale e con un click spararlo a razzo su internet, paparazzandosi con un selfie originale e straordinario – nel senso etimologico di “fuori dall’ordinario”- che ha colto nel segno.
In pochi minuti, é boom di like, prevalentemente da parte dei più giovani che tanto bistrattano la cultura e si annoiano nelle tradizionali gite scolastiche nei luoghi di cultura – almeno nel periodo antecovid visto che ora rientrano ancora nelle attività proibite.
La divinità moderna del web o meglio il mito contemporaneo, cosi ribattezzata dal Direttore degli Uffizi, Chiara Ferragni, paragonata e avvicinata alla bellezza e alla misteriosa avvenenza della dea botticelliana, ha stravolto il sistema imperante di una cultura elitaria e anti-bloggeriana, un po’ bacchettona che snobba i comuni mortali e disprezza i villeggianti del web, scompaginando la sicurezza degli intellettuali chic e scapigliando gli Sgarbi di turno.
L’effetto – magari puramente casuale- é stato un aumento dei visitatori al Museo di circa il 30%.
Operazione marketing avvenuta con successo? O pura fortuita accidentalità?
L’Italia é divisa tra i suoi sostenitori che difendono questa scelta perché la cultura non arriva ai giovani e magari Chiara Ferragni riesce ad arrivare dove nessun Corrado Augias con la sua importante opera di divulgazione riesce ad arrivare e tra i suoi detrattori che accusano la blogger di aver inquinato col suo sangue virtuale il mondo sacro della divina arte, contaminandone bellezza ed eccellenza che lei, da dea vestale dei post di instagram, non può violare con la sua presenza o vicinanza estremizzando, forse con un pizzico di voluta malizia, la completa dissonanza tra beltà contrapposte: una Venere che cela e rivela le sue nudità con una gestualità sensuale e delicata ed una giovane ragazza contemporanea in jeans, top e camicia aperta stampigliata a strisce multicolori che accenna ad un sorriso tutto rivolto a conquistare ancor più il suo già numeroso popolo del web!
Al fomentare delle polemiche e al pienone delle offese giunte al suo indirizzo, la nostra internazionale Chiara continua sfrontata il suo tour artistico e si ripresenta sul web con un nuovo scatto dal Museo pugliese di Taranto con uno sguardo tra inebetito e estasiato in una recita perfetta che la vede interpretare il ruolo di prima donna: la divina visitatrice dei Musei.
Lo scatto ha riportato alla memoria una vecchia fotografia scattata ad una giovanissima Sofia Loren incantata di fronte alla Gioconda di Leonardo…il confronto é difficile, le pose diverse e il garbo dello scatto segnano due storie umane non assimilabili, anche se in fatto di notorietà internazionale la Ferragni non è da meno. Allora, però, la foto della diva italiana per eccellenza non desto’ indignazione né clamore né scalpore.
Ma la domanda che nasce spontanea é: possibile che l’arte e la cultura italiana cosi fortemente e massicciamente presenti in ogni angolo della nostra splendida Penisola, tra le strade e i viottoli delle città dimenticate, nei murales e odori delle tradizioni enogastronomiche, attraversando cortili e palazzi centenari, mirando e ammirando reperti storici e archeologici a portata di mano, visitando Chiese da misteri millenari in cui hanno vissuto Michelangelo, Giotto, Raffaello, Caravaggio, Leonardo e l’elenco sarebbe infinito, vivendo le sensazioni favolistiche dei Palazzi reali, abbia davvero bisogno di Chiara Ferragni?
Tanto di cappello al suo talento e al suo fascino, alle sue capacità imprenditoriali e alle sue idee innovative e rivoluzionarie, alla sua bravura e intelligente gestione dei nuovi media tutto a suo favore, con guadagni che fanno rabbrividire per le cifre da capogiro intascate, alla sua abilità di parlare ai giovani e arrivarci dritta e spedita a suon di like ben fatturati, ma desta un po’ di sconcerto che non si riesca con la semplice Grande Bellezza della nostra arte e cultura a conquistare l’attenzione dei giovanissimi ed accattivarne la curiosità e l’immaginazione.
Il vero fallimento non è la Ferragni che ha successo e che invia un messaggio comunque positivo ai coetanei, ferme restando tutte le dietrologie che si possono fare sui suoi veri intenti e sulla furbizia delle sue finalità comunicative, legate pur sempre alla vendita e messa in vetrina di un prodotto unico nel suo genere ovvero “se stessa”, bensì il mondo della cultura italiana e dell’arte che, chiusi in un emisfero snob e distante, non é in grado di mettere in campo iniziative tali da rapire i giovani dal rimbambimento dei social e consegnarli al piacere e alla scoperta della conoscenza e della ricchezza del sapere, veri stimoli a divenire persone migliori e a comprendere quale posto occupare nel mondo.
In tale vuoto cosmico e nell’assenza di forme di dialogo e di incontro tra giovani e arte/cultura, ben venga anche Chiara Ferragni che ci riporta al gusto del bello di un quadro e di un Museo…forse sarebbe stato meno presuntuoso fotografare da sola l’eterea Venere ma non immortalare se stessa vicino o meglio antistante, perdipiu’, sovrapponendo la sua immagine alla divinità in uno scatto che rasenta un offensivo oltraggio e in un paragone che davvero stride e turba anche i meno bacchettoni, ma in un’epoca dominata da selfie e like, non meraviglia la scelta di questo sfrontato accostamento e la spudoratezza del suo moderno sorriso, per niente venereo.
Se il fine giustifica i mezzi, come diceva Machiavelli, allora se davvero il 30% di visitatori in più arriva all’esito della propaganda ferragnesca, pur sempre di cultura si parla e di cultura che viene apprezzata, vista e conosciuta, e, perdipiu’, avvicinata agli insospettabili millenials infra ventenni, i più difficili da schiodare da casa e dai social!
Sta di fatto che qualche italiano in più ha imparato ad apprezzare e conoscere la Venere di Botticelli, ingiustamente dimenticata e un po’ messa in disparte, come tante meraviglie delle belle arti del nostro Paese!
Il potere dell’innovazione e della rivoluzione culturale è nelle mani delle nuove generazioni, l’auspicio è che la commistione tra mondi diversi non infanghi le virtù e i prodigi, la nobiltà e le sontuosita’ dell’arte.
Se andiamo un po’ indietro con la memoria, qualche cantante, ora non più giovanissimo, ha commesso l’oltraggio di rendere canzone una poesia o inserire passi della Divina Commedia in una Serenata Rap, ebbene allo sconcerto e alla scandalosa messa in musica di intoccabili versi danteschi si é controbilanciata la conoscenza e la curiosità di sapere chi fossero Paolo e Francesca e quale drammatico epilogo avesse avuto il loro amore!
Ben venga allora che forme espressive diverse dall’arte in senso stretto diano un contributo alla conoscenza e offrano una spalla alla diffusione delle Bellezze italiane.
Il problema resta come sempre nella nostra amata Italia la mancanza di competenza.
Che finalmente si privilegino le competenze, l’esperienza e la conoscenza nei posti strategici e decisionali del potere, laddove se chi di dovere stesse seduto sugli scranni parlamentari meritatamente e svolgesse con professionalità e serietà il proprio lavoro e, non come un semplice burattino da inscenare e manovrare, allora non si avrà alcun bisogno di ricorrere a Chiara Ferragni & company perché il sapere unito alla competenza é e resta la sola vera arma vincente e chi lo possiede sarà assolutamente in grado di trovare le forme di informazione e comunicazione piu’ adatte ad avvicinare gli italiani di tutte le età all’elite delle belle arti.
Le porte della cultura non sono aristocratiche né pretenziose seppure alcuni tra i maggiori suoi rappresentanti hanno “una bella e presuntuosa puzza sotto il naso“; a contrario sono da sempre spalancate a tutti ma hanno bisogno di rispetto e di riguardo e per fare questo, bisogna ripartire da zero, insegnando, prima di tutto nelle scuole, il bello dell’arte, mediante un senso di attenta reverenziale osservazione, con l’induzione di un profondo rispetto e di un amore per tutte le forme espressive nonché favorendo l’educazione a sviluppare una curiosità ed empatia per chi dell’arte ne ha fatto un motivo di vita e rappresenta un esempio da emulare anche a distanza di millenni e che spinge a frequentare abitualmente i luoghi di cultura senza vergogna né prosopopea.
Allora sì che la notizia che una Chiara Ferragni qualunque visiti un museo non desterà più scalpore ne fara’ più notizia!