Quello che sabato si è mosso festosamente per il centro di Napoli è riduttivo chiamarlo semplicemente Gay Pride. Al di là delle istanze legate alla comunità LGBT, infatti, la parata partenopea ha espresso molto, molto di più. In tal senso, potremmo, a dir la verità, quasi avvalerci della definizione di Human Pride. In strada, invero, è scesa una moltitudine umana varia e colorata, unita dal desiderio di urlare Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, di fare proprio quello storico motto francese, che nella data del 14 luglio, per l’appunto, trova il suo ricordo più forte. Ad avvolgersi nell’enorme abbraccio arcobaleno, dunque, non vi era solo chi ogni giorno, a testa alta, lotta contro le discriminazioni legate al proprio orientamento sessuale, ma pure chi non si lascia piegare ed abbattere dai giudizi sul proprio aspetto fisico, ad esempio, oppure sul colore della sua pelle, o ancora per qualunque altra sua caratteristica e specificità. E quest’anima plurale della manifestazione napoletana, del resto, è emersa anche dal contenuto degli interventi delle autorevoli personalità che hanno presenziato; in primis il sindaco Luigi de Magistris, la cui giunta non ha mai mancato di supportare, ogni anno, la causa. Oltre che dei temi espressamente legati alla sfera LGBT, pertanto, si è parlato pure dei diritti per i richiedenti asilo e dei diritti dei lavoratori – in riferimento anche alla recente tragedia di Salvatore, ventunenne morto per lavorare -. Bisogna aver ben chiaro, in realtà, che i diritti sociali e quelli civili poggiano gli uni sugli altri, non sono compartimenti stagni, ma dimensioni che si implicano vicendevolmente. Non è un caso, quindi, che Antonello Sannino, presidente dell’Arcigay Napoli, abbia giustamente sottolineato come il Pride sia “un presidio di libertà in un momento di negazione dei diritti”.
Particolarmente significative, in aggiunta, sono state le parole di Antonio Amoretti, partigiano delle Quattro Giornate, che hanno fatto capire quale sia, anche storicamente, il lato giusto per il quale schierarsi e quanto importante sia l’impegno di ognuno di noi per un’umanità migliore. Momenti di grande commozione, invece, si sono vissuti durante il ricordo di Vincenzo Ruggiero, il giovane attivista barbaramente assassinato lo scorso anno, al quale questa edizione è stata dedicata.
Dipoi, il dato che ha sicuramente sorpreso, con grande piacere, è stata la presenza, tra le migliaia di partecipanti, di numerosi giovanissimi e giovanissime, di quelli che, per usare una dicitura moderna, possiamo chiamare millenials. E questa è l’ennesima prova che esiste un’Italia fresca, lontana anni luce dalla retorica e dalla narrazione leghista, di quella pancia profonda arroccata su posizioni conservatrici e retrive. Ebbene, dal Mediterranean Pride of Naples abbiamo compreso che c’è un Paese diverso, un Paese che della diversità non ha paura, anzi la considera come valore supremo per la convivenza civile; ed è proprio questo il Paese che noi vogliamo difendere.