In questi giorni i social sono popolati da foto di veterinari con l’acronimo NOMV, in molti si sono chiesti la motivazione, il significato letterale è Not One More Vet, ovvero “non un altro veterinario”.
Questa organizzazione a sostegno dei veterinari di tutto il mondo nasce nel 2014 in seguito al suicidio di Sophia Yin. La morte della veterinaria di fama mondiale ha portato a galla una tragica realtà: un veterinario su sei pensa seriamente al suicidio e la motivazione sembra essere purtroppo sempre la stessa “non essere abbastanza, aver fallito e deluso”.
In questa ottica di inserisce la NOMV che fornisce sostegno psicologico ai professionisti che vengono spinti al limite e messi alla prova ogni giorno.
La dottoressa Nicole MC Arthur non avrebbe mai creduto che da un semplice gruppo di auto sostegno su facebook sarebbe nata un’organizzazione ed una rete così grande.
Oggi torna vivo sul web il messaggio per sostenere i colleghi più fragili, perché nel silenzio generale si sono aggiunti altri tre suicidi, il messaggio porta queste parole:
“Cari amici e amiche
Se sei amico/a di persone sui social media che lavorano nel campo della medicina veterinaria, potresti aver notato che molte immagini del profilo stanno cambiando per includere “NOMV” con il caduceo (il bastone con il serpente, simbolo della Medicina Veterinaria).
Se non lo sai, NOMV sta per Not One More Vet, perché i medici veterinari hanno uno dei più alti tassi di suicidio.
Quando ne parlo a professionisti non veterinari, la maggior parte mi dice che non ne aveva idea.
Quindi, eccomi qui a dirtelo. I medici veterinari hanno fino a 3,5 volte più probabilità di porre fine alla propria vita rispetto alla popolazione in generale.
Questa settimana abbiamo perso altri 3 fantastici colleghi per suicidio.
Sii gentile con il tuo medico veterinario e con il personale sanitario, inclusi gli operatori delle nostre accettazioni e gli infermieri veterinari. Questi ultimi mesi durante la pandemia sono stati particolarmente impegnativi ed estenuanti. Molti colleghi abbandonano la professione. Altri non ce la fanno. Andiamo avanti perché ci prendiamo veramente cura dei nostri pazienti e dei nostri clienti, ma è difficile essere sgridati, insultati, minacciati o sminuiti dopo essere stati spinti giorno dopo giorno ai propri confini fisici ed emotivi.
Dopo anni di studio e anni passati a parlare per chi non ha voce i nostri colleghi muoiono, letteralmente, per essersi dedicati a voi fino alla fine, per aver onorato il proprio giuramento finché non avevano più nulla da dare.
Chiediamo solo gentilezza.”
Eppure sembra assurdo pensare che chi combatte ogni giorno per la salute dei nostri amici, facendo diagnosi in tempi lampo, spendendo tutte le proprie energie, studiando e lavorando con organismi spesso completamente differenti l’uno dall’altro debbano solo chiedere un minimo di gentilezza in più… ma, se ci fermiamo a riflettere, sicuramente troveremo anche nel comportamento del più gentile ed assertivo di noi, un momento di ostilità, rabbia, stizza nei confronti del nostro medico veterinario, per carità, sicuramente giustificato da ansia, stress, panico, ma proviamo ogni tanto ad indossare i panni altrui prima di giudicare e criticare e ricordiamo che se il nostro veterinario non lavora nelle migliori condizioni possibili, non può garantire il miglior servizio al nostro prezioso compagno di vita.
Per informazioni https://www.nomv.org