Le storie di cronaca degli ultimi giorni riportano, al centro dell’attenzione, la necessità di diffondere la conoscenza delle opportunità per le mamme in difficoltà che non desiderano o non possono tenere e crescere un loro figlio.
Spesso, la disperazione di una gravidanza indesiderata o “a sorpresa” rende le donne, adolescenti ma anche più adulte, particolarmente vulnerabili nelle scelte da prendere nel prossimo futuro di fronte a tale evento inaspettato.
Indubbiamente, tra i diritti di libertà, concessi alle donne in Italia, a suon di lunghe battaglie, c’è la rinuncia alla venuta al mondo del proprio figlio attraverso l’aborto, malgrado le mille riserve e anche le obiezioni di coscienza dei medici ovvero la possibilità di partorire tutelate da un completo anonimato, rinunciando alla maternità ma non alla vita, affidando il neonato alla strada dell’adozione e all’amore di una famiglia accogliente e desiderosa di accogliere.
Lo scenario europeo da poco è stato stravolto da una scelta in Polonia di bloccare e vietare, come penalmente rilevante, l’aborto tranne in casi estremi e risicati numericamente.
Un vulnus vero nel cuore della democratica Europa all’avanguardia nella salvaguardia, tutela e riconoscimento dei diritti umani.
Per fortuna, in Italia, i diritti riconosciuti alle mamme restano e sono molto forti, ma vanno fortemente sensibilizzati e pubblicizzati, tramite campagne pubblicitarie etiche, che arrivino alle più giovani, disarmate e provate da una decisione tanto travagliata e complessa da un punto di vista emotivo, psicologico, esistenziale, destinata a segnarle per sempre.
Di pochi giorni fa, la notizia sconvolgente di una ragazzina sedicenne di Trapani che ha partorito in bagno da sola, con madre e colf in casa con lei che non avrebbero sentito nulla, né si sarebbero accorte della gravidanza in corso, e di essersi liberata del corpo del bambino, lanciandolo dalla finestra e provocandone la morte.
Ora, ragazzina distrutta quale è e quale è stata trovata dagli psicologi e medici che hanno provveduto a visitarla, dovrà affrontare un processo per l’omicidio volontario di suo figlio più ulteriori fattispecie di reato nonché aggravanti legate al suo legame di madre.
Diversa, invece, la storia di abbandono del piccolo neonato a Ragusa tra i cassonetti della spazzatura, avvenuta una decina di giorni fa, la cui madre non è stata finora rinvenuta con l’avvio della procedura di adozione: ben 20 le famiglie in attesa di adottare questo bimbo per fortuna perfettamente sano, nutrito e in ottime condizioni di salute.
Non tutte sanno che però dalla disperazione si può uscire e si può evitare di privare della vita una piccola vita venuta al mondo né abbandonarla in sacchetti di plastica o tra la spazzatura, gesti di una profonda mancanza di controllo delle proprie azioni e responsabilità.
Il Movimento per la vita nel 2004, dopo una sentita campagna di prevenzione dell’abbandono di neonati, iniziata nel 1992 ha fondato la cd. Culla per la vita (http://www.culleperlavita.it/dove_sono.php) ispirata storicamente alla Ruota degli esposti di antica memoria, installata in tutta Italia per un numero complessivo di 50 culle per la vita, (in Campania sono presenti a Salerno e a Napoli).
Al presente link (http://www.culleperlavita.it/come_funziona.php ) é possibile acquisire tutte le informazioni necessarie e vedere anche come funziona il sistema delle culle per la vita, vere e proprie installazioni su tutto il territorio nazionale intese, secondo le parole dei promotori, quale “un’estrema possibilità di accoglienza e di vita che deve servire ad evitare un estremo gesto di rifiuto“.
Su tremila bimbi abbandonati alla nascita, ben 400 perdono la vita a causa di gesti inconsulti e gravi di donne disperate e sole e la culla per la vita é una delle migliori possibilità offerte alle mamme per affidare, serenamente e senza sensi di colpa né commettere reati rilevanti penalmente, alle cure pediatriche del personale ospedaliero il proprio figlio e regalarlo alla vita.
Il meccanismo è tecnologicamente all’avanguardia.
Esiste una botola specifica; basta che la mamma prema il pulsante e inserisca il bambino nato all’interno di una culla, tipica dei nidi ospedalieri, protetta con il massimo della sicurezza con la giusta temperatura, riscaldata e vigilata h24 per la salute del neonato ma con assoluta garanzia dell’ anonimato e della privacy della madre depositaria, rinunciataria di un impegno tanto gravoso .
Ebbene sì la gravidanza tanto desiderata da alcuni, per lo più considerata un dono divino, potrebbe rappresentare un grande ostacolo alla vita di una persona.
Il suo diritto assolutamente legittimo di rinunciare ad essere madre viene tutelato e salvaguardato al pari del diritto alla vita del figlio venuto alla luce.
La culla per la vita diviene, dunque, una speranza assoluta, un sostegno, un ancoraggio per chi non ce la fa ad affrontare il peso di una responsabilità genitoriale e, visto la scarsa conoscenza di tale progetto, é nostro compito informare, diffondere, divulgare, sensibilizzare, anche tramite l’ausilio del passaparola, sul valore sociale, etico, esistenziale del doppio diritto alla vita della madre e a condurla come vuole, senza far del male a nessuno, importante tanto quanto il rispetto della vita altrui, anche se quell’altrui è figlio non voluto né desiderato nato dal grembo di una madre che non si sente tale e che per nove mesi ha trattenuto questo travaglio per sé, pur nutrendolo e sentendone il battito inarrestabile.