La marijuana è illegale pressoché ovunque, lo si sa bene. Nonostante ci siano alcuni Stati che di recente ne hanno timidamente permesso il consumo a scopi ricreativi o terapeutici, questa sostanza è ancora considerata un grande pericolo per la salute pubblica.
Per quanto riguarda la cannabis light, però, il discorso è più complicato. Questa varietà è considerata più o meno legale in numerosi Paesi, tra i quali l’Italia, in quanto contiene solo cannabidiolo (CBD), una molecola non stupefacente.
Sappiamo bene che esistono ormai numerose aziende che commerciano prodotti a base di CBD, come il negozio di Justbob, tra i leader del settore. Eppure sappiamo bene anche che, ogni tanto, i media riportano notizie che parlano di denunce e processi contro chi opera in questa industria.
Il problema è legato alla poca chiarezza della normativa in materia, difetto che non si limita all’Italia ma riguarda anche altri grandi Paesi europei.
Ma sembrerebbe che qualcosa stia cambiando. Nel novembre del 2020, infatti, la Corte Europea ha preso una decisione che sembra indirizzata a una maggiore libertà di circolazione della canapa light all’interno dell’UE.
Come un processo della giustizia francese potrebbe influenzare il futuro del CBD in Europa
Il 19 novembre 2020 la Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata su una delle questioni più dibattute e controverse del momento: la vendita dei prodotti a base di CBD.
Secondo la Corte, “uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del CBD legalmente prodotto in un altro Stato membro quando è estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non solo dalle sue fibre e semi “.
Nella sua sentenza, la Corte afferma che il diritto dell’Unione europea, in particolare le disposizioni sulla libera circolazione delle merci, si oppone a leggi restrittive come quelle francesi, oggetto della causa. Afferma, inoltre, che le restrizioni imposte ai prodotti a base di CBD non possono essere giustificate con motivazioni di salute pubblica in quanto non esiste nessuna evidenza scientifica riguardo effetti psicotropi e dannosi del cannabidiolo.
La controversia in questione ha origine dalla commercializzazione da parte dell’azienda francese Kanavape di sigarette elettroniche che utilizzano un liquido a base di CBD. Poiché la legislazione francese in materia di cannabis è piuttosto restrittiva, il liquido era importato dalla Repubblica Ceca, dove è legale l’estrazione di questo cannabinoide dall’intera pianta della canapa.
I dirigenti della società francese sono stati processati dal Tribunale di Marsiglia, in quanto in Francia l’estrazione del CBD da inserire negli e-liquid è legale esclusivamente quando avviene attraverso la spremitura dei soli semi. Poiché l’olio di CBD importato dalla Repubblica Ceca era estratto dalla pianta intera, i prodotti dell’azienda francese andavano considerati illegali.
Gli imprenditori francesi che hanno fondato la Kanavape sono stati condannati in primo grado a un anno e mezzo di reclusione, ma la pena è stata poi sospesa in quanto incensurati.
La vicenda, però, non è finita qui. La Kanavape ha deciso di ricorrere in appello presso la Corte di Aix-en-Provence incentrando la propria difesa sulla violazione da parte della giustizia francese della libera circolazione delle merci all’interno dell’UE.
A questo punto è stato richiesto il parere della Corte di Giustizia Europea, l’organo più autorevole in materia, che si è pronunciata come abbiamo riportato più sopra.
Ecco perché il CBD è legale (nonostante la malagiustizia)
Non deve stupire che la giustizia francese abbia agito con intenti ingiustamente punitivi e che abbia fatto un passo indietro solo in seguito alla pronuncia della Corte Europea. La legislazione sul CBD, infatti, è ancora piuttosto opaca in tanti Paesi europei, Italia compresa, ed è flagellata dall’errata convinzione che il cannabidiolo non sia poi così diverso dal tetraidrocannabinolo (THC).
Il THC è il principio attivo che provoca gli effetti stupefacenti della cannabis. È una sostanza illegale in gran parte dei Paesi del mondo proprio a causa del suo potere drogante.
Il CBD, invece, non ha nessun effetto psicotropo, e per questo non può essere considerato una droga. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che il cannabidiolo non crea dipendenza e non costituisce un rischio per la salute.
Questa differenza ha fatto sì che l’Italia, e altri Paesi europei, emanassero delle leggi che legalizzano la cosiddetta canapa light, coltivata selezionando varietà della pianta con una bassissima concentrazione di THC. I prodotti light sono legali in quanto contengono solo CBD.
È opportuno, però, ricordare che la legislazione italiana sulla cannabis presenta ancora dei grandi buchi normativi ed è preda, spesso e volentieri, dell’interpretazione di chi la deve applicare.
In conclusione
La pronuncia della Corte Europea sul caso Kanavape può avere un’enorme rilevanza per il futuro dello status giuridico della cannabis in Europa.
Nel settore della canapa legale, ancora oggi capitano spesso casi di condanne, anche penali, nei confronti di imprenditori e consumatori che agiscono in buona fede pensando di non commettere niente di illecito. Purtroppo a volte è quasi impossibile distinguere l’illecito dal lecito.
La confusione che regna nelle normative sulla cannabis fa sì che il confine tra legalità e illegalità sia praticamente invisibile. Si dice che la legge non ammette ignoranza, ma in questo caso è la legge stessa a essere incoerente e incapace di dare delle regole ai cittadini, giuste o sbagliate che siano.