Valerian e la città dei mille pianeti è il nuovo blockbuster del regista Luc Besson (Lèon, Nikita, Le Dernier Combat), secondo esperimento con lo sci-fi. Dopo aver partorito Il Quinto Elemento, la fiducia nei suoi confronti era molta, specialmente quando accompagnato da due protagonisti giovani e promettenti quali la modella-attrice Cara Delevingne e Dane DeHaan (e con la partecipazione di Herbie Hancock e Rihanna). Nonostante l’enorme budget e la passione che il regista ha per questo progetto che cerca di realizzare da una ventina d’anni, la fiducia nei suoi confronti è stata totalmente mal riposta. Il film è una delusione – poiché una delusione per sua natura necessita di una speranza da infrangere.
Ispirato al fumetto franco-belga Valerian e Laureline che Besson leggeva da piccolo, il film si apre con la presentazione di questa razza aliena primitiva, i Pearl, abitanti del pianeta Mül (che richiamano un po’ gli Avatar di Cameron). Subito dopo una bellissima sequenza accompagnata da Space Oddity di David Bowie, nella quale viene mostrata l’espansione della razza umana nello spazio, fino al quando e al dove dell’ambientazione del film: ventottesimo secolo, su Alpha: una stazione spaziale abitata da più di 30 milioni di individui alieni e umani, composta da vari habitat diversi. Valerian e Laureline sono due agenti speciali dell’esercito terrestre, in una missione di recupero di un animaletto alieno che ha la capacità di moltiplicare qualsiasi oggetto (tranne se stesso) ingerendolo e defecandolo, chiamato Traformatore Mül. Da lì si troveranno coinvolti in una trama politico-militare prevedibile e banale, che culminerà in un finale melenso e un po’ patetico.
Nondimeno, la prima parte del film è spettacolare e stimola le alte aspettative. Vediamo i protagonisti interagire con una tecnologia dettagliata e contestualizzata, saltare tra dimensioni e epospazio (la versione valeriana dell’iperspazio), combattere con contrabbandieri spaziali che richiamano Jabba the Hut, milizie locali e avere a che fare con le più impensabili razze aliene, il tutto con un accento sulla diversità e la convivenza di queste, prendendo da Star Wars. Gli effetti speciali sono stupefacenti e sono i veri protagonisti del film, contribuendo a un realisticità incredibile e immergendo lo spettatore in questo universo fantastico. Insomma, il sogno per un appassionato del genere che, accecato dalla maestosità, riesce anche a ignorare il penoso flirt tra i protagonisti, che si dovrà sopportare per un bel po’ di tempo.
Valerian, interpretato da DeHaan, vorrebbe essere la versione giovane e militare di Ian Solo, ma il fascino da lupo solitario di Harrison Ford si trasforma in un maggiore ancora un po’ troppo ragazzino con un fascino un po’ gotico, che non ha molta credibilità come latin lover. Valerian è innamorato di Laureline (più che amore in realtà sembra una caccia dove lui dovrà conquistare il trofeo finale dopo tante medaglie), sergente e partner lavorativo. Il personaggio di Laureline si presenta molto interessante, specialmente grazie a un’interpretazione fenomenale di Cara Delevingne, ma si rivelerà limitato in una narrazione che ancora subordina il personaggio femminile a quello maschile impedendo un approfondimento del carattere.
Dopo un inizio travolgente il film inizia una lenta discesa. Vi troverete a seguire una serie di scene inutili e noiose, una lunga sequenza dove Rihanna, che interpreta un alieno trasformista di nome Bubble, intrattiene il protagonista in un sexy show e il rapimento di Laureline di questa tribù isolazionista (Una tribù isolazionista in una stazione spaziale che si basa sulla cooperazione e convivenza di varie razze?) di esseri che ricordano dei troll nelle sembianze e negli atteggiamenti. In sostanza sarete accompagnati per tutto il film da elementi visivi strabilianti che non riuscirete a godervi al massimo per colpa di una sceneggiatura da film per bambini, in un film che è stato definito da alcuni il più grande flop dell’anno e che io definisco il film che più ha deluso il mio animo nerd.