La musica a Napoli è da sempre nell’aria,la respiri a pieni polmoni,nascosta nelle sonorità del dialetto,nelle espressioni delle persone,nei gesti tipicamente partenopei. Sarà per questo che la Musica è sempre stata una parte importante della città partenopea,qui è sorto il primo Teatro d’Opera Europeo, hanno inventato un festival per la musica “leggera”, hanno fatto della “posteggia” un’arte. Napoli è la musica e i suoi musicisti per anni hanno girato il mondo facendo conoscere le nostre tradizioni e i nostri suoni. Il personaggio che oggi abbiamo il piacere di ospitare, rappresenta una dei tanti talenti partoriti dalla nostra città, musicista a 360°, il Maestro Mimmo Napolitano è uno stimato pianista classico, con un percorso musicale invidiabile.
Come nasce la tua passione, chi è Mimmo Napolitano?
E chi lo sa come, e da dove, nasce una passione! Avevo 3 anni e mi regalarono un organetto Bontempi, riuscivo a suonare un valzerino che mi insegnò mio padre, e da allora credo di aver segnato il mio destino.
Cosa rappresenta la musica per te?
È il mezzo che mi ha permesso di esprimermi, di non annegare nella mia timidezza infantile, poi di non annegare, spero, nella mediocrità di un’epoca con tante, troppe, sfumature di grigio e pochi altri colori.È anche un rifugio sicuro, l’unica tana dove riesco, a volte, a rimanere veramente solo, quando ne sento la necessità.
Sei un pianista classico, quanto è difficile avvicinare ed educare il pubblico di oggi a queste sonorità?
Ti correggo, mi scuserai: ho sicuramente una formazione classica ma, già da tempo, sono una figura ibrida , confusa tra il classico, il jazz, la musica per teatro, da film, la canzone napoletana. Non so, e non voglio, più distinguere i generi musicali.Non credo che il pubblico vada educato; credo, piuttosto, sia fondamentale trattarlo con rispetto, offrire ciò che si ha da dire in maniera intellettualmente onesta, e non valutare la bontà della tua proposta in base ai “numeri” che, oggi più di sempre, pare contino sopra ogni altra cosa. Di sicuro, però, non va neanche “inseguito”, ciò snaturerebbe la tua identità di musicista
Molte sono state le tue collaborazioni,quale ricordi con più piacere?
Sarebbe scontato risponderti che tutte le esperienza hanno lasciato un segno, anche se è la verità. Allora ti dico che incontrare sul mio cammino Roberto De Simone e Bruno Tommaso la ritengo una delle maggiori fortune nel mio percorso musicale: hanno lasciato un’impronta indelebile.
Certo, poi, le esperienze con Sergio Endrigo, Massimo Ranieri, Maurizio Casagrande, tanto per fare dei nomi, sono state divertenti e molto formative, così come i pochi lavori fatti per la televisione, che ha parametri professionali del tutto diversi dal teatro, la dimensione che di gran lunga prediligo.
Insegni musica ci puoi raccontare quale metodo usi per far interessare le nuove generazioni?
Non amo tanto i metodi; cerco di comunicare a chi ho di fronte, quindi soprattutto agli allievi, quello che mi piace e perché lo ritengo bello, tento di raccontargli che le emozioni provate con la sonata “al chiar di luna”, una canzone di Baglioni o di Tiziano Ferro sono intense e vanno custodite gelosamente, ma la conoscenza più approfondita dei linguaggi e degli stili può aprire degli orizzonti ancora più interessanti ed emozionanti. Poi, però, ascolto anche quello che ascoltano loro, ne discuto, provo ad abbattere quella distanza tra “questo è bello” e “ questo no”.
La musica classica è morta o si è solo evoluta?
La musica non può morire, e non lo dico come auspicio, è proprio così. Se dovesse morire il concetto di “classico” non so quanto sarebbe drammatico; l’importante è che non muoia il concetto di “bello” e, per fortuna dell’umanità, credo non sia possibile, nonostante le nefandezze di cui la stessa umanità, troppo spesso, è capace. Per rimanere alla tua domanda, quindi, credo ad un’evoluzione, cosa che ai pessimisti può apparire strana, ma è solo scarsa capacità di valutare storicamente dei cambiamenti che non si accettano facilmente (capita anche a me di non comprenderli e giudicare male alcune “novità).
Hai partecipato all’evento Piano City,il tuo giudizio?
Ti dico la verità, il primo anno avevo un giudizio incerto; poi, nelle successive edizioni, mi sono via via convinto che sia un’iniziativa molto positiva, perché dimostra che se organizzi qualcosa con un minimo di criterio, la rendi accattivante senza svendere il prodotto, la gente risponde bene e dimostra voglia di qualità.
Un sogno che ti piacerebbe realizzare per rilanciare la musica classica?
Vorrei che i maggiori teatri italiani mettessero nella loro programmazione musica di autori contemporanei e viventi, che la musica cosiddetta “d’arte” o colta, uscisse dalla nicchia che si è un po’ costruita da sola. Almeno un’opera lirica e una sinfonica o cameristica per il teatro lirico di ogni città, da commissionare, pagare e pubblicizzare come gli altri allestimenti: non possiamo rimanere legati all’800, con tutto il rispetto per Verdi e Wagner.
Progetti per il futuro?
Fare il musicista! Sto portando avanti dei concerti per “pianoforte e …”, dove i puntini si riempiono di volta in volta con le idee che mi vengono nei diversi periodi. Il prossimo dovrebbe riguardare una poetessa italiana, ma non ti dico altro
Info:
https://www.facebook.com/Mimmo-Napolitano-PianistaCompositore-182423815281859/