“In questa Costituzione […] c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie: son tutti sfociati qui negli articoli.” (Piero Calamandrei)
Il 27 dicembre del 1947, 73 anni fa, veniva promulgata, dall’allora capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, la Costituzione della Repubblica italiana e, nello stesso giorno, il testo veniva pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n.298, edizione straordinaria, per poi entrare in vigore il primo gennaio del 1948. Come sappiamo, la Costituzione era stata approvata il 22 dicembre del 1947, con un risultato di risultato 453 voti a favore e 62 voti contro, dall’Assemblea Costituente, la quale fu eletta a suffragio universale il 2 giugno 1946 dopo il referendum che segnò l’abolizione della monarchia.
Si tratta, senza dubbio, di uno dei passaggi più importanti della nostra Storia, il quale, dopo la Seconda Guerra Mondiale e il fascismo – con tutto ciò che esso comportò -, ha definito la nostra democrazia e ci ha resi pienamente cittadini italiani, liberi e con i nostri diritti. La Carta costituzionale, infatti, è la legge fondamentale su cui si basa lo Stato italiano e sta al vertice della gerarchia delle fonti nell’ordinamento giuridico del nostro paese. Essa presenta una serie di caratteristiche che, insieme, la differenziano da quelle di altri paesi; infatti è votata, lunga, scritta, rigida, compromissoria, democratica, laica e programmatica. Per quanto attiene alla sua struttura, invece, la Costituzione consta di 139 articoli – di cui cinque sono stati abrogati – e i relativi commi più le 18 disposizioni transitorie e finali. Dell’articolo 1 al 12 vi sono i Principi fondamentali della Costituzione; dall’articolo 13 all’articolo 54 abbiamo la Parte prima, relativa ai Diritti e Doveri dei cittadini; dall’articolo 55 al 139, invece, è la Parte seconda, che contiene l‘Ordinamento della Repubblica. In ultimo, poi, vi sono le citate Disposizioni transitorie e finali, inserite allo scopo di gestire il passaggio dall’ordinamento precedente a quello attuale e che hanno carattere di eccezionalità, in quanto non è prevista la loro ripetizione una volta che abbiano conseguito il loro obiettivo.
Il testo è stato oggetto di revisioni costituzionali, con cui si è provveduto a integrarlo e ad aggiornarlo, In particolare, da menzionare è la revisione integrale del titolo V della parte II della Costituzione, relativa alle autonomie territoriali, operata con la l. cost. n. 3/2001, la quale ha dato più poteri alle Regioni e agli Enti locali minori ed è ancora oggi fonte di dibattito politico. Al contempo, nessuna delle proposte avanzate sin dagli anni Ottanta per modificare le Forme di Stato e forme di governo ha riscosso il consenso del Parlamento o dell’elettorato. Basti pensare, a riguardo, all’esito del referendum costituzionale del 2016. Il recente referendum del 2020, però, ha confermato la riforma in materia di riduzione del numero dei parlamentari.
Alcuni degli istituti previsti nella Carta costituzionale hanno dovuto attendere molti anni prima di vedere la luce, mentre altri (le previsioni sui sindacati e sui partiti politici) continuano ad aspettare un’attuazione da parte del legislatore ordinario. La Corte costituzionale, infatti, nacque soltanto nel 1956; il Consiglio superiore della magistratura entrò in funzione nel 1958; la legge attuativa sul referendum abrogativo fu approvata nel 1970; le Regioni ad autonomia ordinaria furono istutuite con la prima elezione dei Consigli regionali nel 1970.
In questa data, ciò che ci preme più di tutto sottolineare, però, è che, come si diceva in apertura, la Costituzione è il cuore e la solida base sulla quale è stata edificata la nostra democrazia, con i nostri diritti e le nostre libertà; conoscerla, studiarla e, soprattutto, difenderla e far sì che venga sempre applicata, dunque, è e deve essere, anche oggi, il nostro primo dovere di cittadani. A tal proposito, Sandro Pertini diceva: “La Costituzione è un buon documento; ma spetta ancora a noi fare in modo che certi articoli non rimangano lettera morta, inchiostro sulla carta. In questo senso la Resistenza continua.”