Ormai è da oltre un anno che il mondo sta affrontando questa nuova pandemia, fortunatamente, grazie ad i vaccini si è accelerato il ritorno alla normalità; l’arrivo di questo nuovo virus ha però mietuto diverse vittime, a luglio 2021 si contano circa 4.5 milioni di decessi ed oltre 190 milioni di casi, numeri davvero impressionanti. Il SARS-CoV-2 oltre a queste terribili perdite ha segnato la nostra società anche in un altro modo, un modo magari meno visibile e quantizzabile, infatti ci si è improvvisamente trovati ad affrontare situazioni particolarmente stressanti per la nostra psiche. Tali condizioni possono essere dovute a diversi aspetti che vanno dalla paura e l’angoscia di ammalarsi e di infettare i propri familiari, dall’obbligo della quarantena che ha stravolto il nostro quotidiano, dalle difficoltà lavorative, dal vedere i nostri figli chiusi in casa e parlare con gli amici solo tramite telefono o PC. Queste sono solo alcune delle situazioni che hanno sconvolto le nostre abitudini quotidiane e in una condizione di stress particolare ognuno manifesta una risposta del tutto personale e dipendente dalle proprie forze e dalla propria resilienza.
È noto a tutti l’impegno che i sanitari hanno speso in questa situazione di emergenza, non solo nella cura dei malati, ma anche nel campo della ricerca. Oltre ai problemi fisici, molti esperti si sono anche dedicati alle più delicate conseguenze psicologiche che il virus ha portato; diverse ricerche evidenziano che il Coronavirus non è solo una patologia che colpisce la salute fisica di chi lo contrae, ma porta con sé una serie di conseguenze psicologiche non trascurabili. Questa condizione psichica può essere associata a diversi sintomi quali: stanchezza, debolezza, senso di fiato corto, stato ansioso, depressione, mal di testa, disturbi del sonno, amnesia.
Ognuno di noi reagisce ad un insulto in modo diverso, vi è chi riesce a superare le grandi difficoltà da solo o con l’aiuto dei familiari, ma c’è anche chi magari rischia di essere sopraffatto da questa nuova situazione ed affrontarla con maggiore affanno; in quest’ultimo caso non vi è nulla di strano e soprattutto nulla di cui vergognarsi, chiedere l’aiuto di un esperto del settore, come uno psicologo o un centro dedicato, non vuol dire essere deboli o incapaci.
Da anni l’ambiente della psicologia è vicino a situazioni simili a quelle verificatesi con la pandemia del COVID-19, esiste infatti un settore addetto e definito come Psicologia dell’Emergenza.
A tal proposito l’Università degli Studi di Napoli Federico II propone la quarta edizione del Master di II livello in Psicologia dell’Emergenza: Percorsi di Sviluppo di Comunità Resilienti, istituito presso il Dipartimento di Studi Umanistici.
Obiettivo formativo è quello di fornire competenze professionali e strumenti per operare in contesti in cui insorgono situazioni di emergenza per eventi di grande dimensione collettiva (maxiemergenze), ma anche per circostanze gravi ma più circoscritte della vita quotidiana, ad esempio a: calamità naturali, disastri tecnologici (i Natural- induced Technological Disasters, dagli incidenti industriali a quelli chimici e nucleari), sanitari (come epidemie o pandemie, etc.), sociali (come attacchi terroristici, sommosse, migrazioni forzate con forte presenza di rifugiati) o gravi incidenti stradali o sul lavoro, al fine di fronteggiare le situazioni di disagio e proporre percorsi di intervento di prevenzione in sinergia con organizzazioni e comunità territoriali.
Rivolto a psicologi con Laurea Magistrale in Psicologia, il Master si svilupperà su diversi ambiti di applicazione attraverso interventi psicologici individuali e collettivi per la gestione degli effetti dovuti a situazioni critiche fortemente stressanti, che mettono a repentaglio le routine quotidiane e le ordinarie capacità di risposta di fronteggiamento degli individui e delle comunità di fronte ad avversità improvvise e urgenti. Pertanto, l’offerta formativa del Master è volta ad offrire conoscenze, competenze e strumenti per rispondere agli effetti psicopatologici derivanti dalle situazioni di emergenza, quali stress, PTSD, ansia, e per attuare servizi di programmazione e attività di prevenzione delle emergenze di enti pubblici e privati.
Naturalmente, la prospettiva di intervento comunitaria offre una visione sistemica dell’intervento tenendo conto delle diverse parti, quella individuale, di gruppo, organizzativa e comunitaria.
Il Master ha la durata di un anno, in cui si terranno i moduli formativi, seminari con esperti dell’intervento in emergenza e attività di tirocinio; per partecipare occorre presentare domanda entro il 15 Settembre 2021. http://www.unina.it/ateneo/albo-ufficiale