il Divin Codino è un film biografico del 2021 diretto da Letizia Lamartire ed incentrato sulla vita del calciatore italiano Roberto Baggio; il trailer del film è stato distribuito il 2 marzo 2021 e l’uscita ufficiale è avvenuta il 26 maggio 2021 in streaming sulla piattaforma Netflix.
La storia è appunto quella di Roberto Baggio, interpretato da un somigliante Andrea Arcangeli, una giovane promessa del calcio che sogna di vincere il mondiale con la maglia della nazionale italiana in una finale contro il Brasile, come promesso al padre durante la finale del 1970 quando aveva solo tre anni, disputata proprio tra le due selezioni. I suoi sforzi vengono premiati nel 1985 quando viene ingaggiato dalla Fiorentina che lo prende dal Vicenza per la cifra di 2,7 miliardi di lire, sebbene la notizia non venga accolta con particolare entusiasmo dal suo severo padre. Durante l’ultima partita con i veneti, Roberto subisce un gravissimo infortunio che rischia di comprometterne la carriera, ma nonostante tutto la società viola decide ugualmente di ingaggiarlo: tra lo sconforto iniziale trova comunque la forza di reagire grazie ai propri genitori e alla sua fidanzata Andreina, interpretata da Valentina Bellè. Tuttavia, la lontananza dagli affetti lo fa precipitare in una grave crisi interiore, che riuscirà a risolvere grazie alla scoperta della fede buddista, alla quale si avvicina su consiglio di un amico. Finalmente Roberto ritrova fiducia in sé ed ottiene la sua prima convocazione nella nazionale. Qualche anno dopo diventa la stella della selezione azzurra per i mondiali di calcio del 1994; il suo rapporto con l’allenatore Arrigo Sacchi è complicato, anche a causa dello scarso rendimento della squadra nella fase a gironi della competizione. Roberto riuscirà a sbloccarsi e guiderà i suoi compagni fino alla finale, ma purtroppo, durante la semifinale contro la Bulgaria, si infortuna lievemente. L’allenatore deciderà comunque di puntare su Roberto che, fatalmente, perderà la finale proprio contro il Brasile sbagliando l’ultimo rigore. L’errore lo tormenterà a lungo, fino ad arrivare all’estate del 2000 quando egli rimane senza squadra, con la fama di essere un giocatore ingestibile ed ormai sulla via del tramonto. Baggio, però, sogna di partecipare all’ultimo mondiale della sua vita, che si terrà nel 2002 in Giappone. Quando nessuno sembra credere più in lui se non squadre straniere, Baggio riceve la chiamata del presidente del Brescia, Gino Corioni, e del suo allenatore, Carlo Mazzone. Roberto sembra, quindi, poter raggiungere il suo ultimo sogno, memore della promessa fatta da bambino a suo padre. L’inizio della stagione 2001-2002 è positivo e Roberto incontra il nuovo allenatore azzurro, Giovanni Trapattoni, il quale gli promette di tenerlo in considerazione per i mondiali se alla fine del campionato si troverà in forma. L’ennesimo infortunio getta Baggio nello sconforto, ma grazie al sostegno della famiglia e dell’amico Vittorio, rinuncia al proposito di ritirarsi e torna in campo dopo soli settantasette giorni dal terribile incidente. Nonostante gli sforzi, Roberto viene escluso dalla lista dei convocati per il mondiale. Non gli resterà altro che trovare rifugio nell’affetto della famiglia e degli amici, nonché nell’amore dei tifosi che lo ha accompagnato per tutta la carriera.
Un eventuale pregiudizio iniziale potrebbe precedere la visione di questo film, soprattutto per il pubblico non appassionato di calcio, come quello prettamente femminile. Un tipo di pregiudizio diverso potrebbe invece trattenere un altro tipo di pubblico, cioè quello di chi non ama i film biografici in quanto spesso troppo documentaristici e talvolta noiosi. Nonostante tutto però il Divin Codino riesce a vincere su tutti i pregiudizi iniziali, perché non solo riesce ad attrarre a sé un pubblico vasto, fatto sia di tifosi sia di spettatori che solitamente non amano il calcio come sport, ma soprattutto riesce ad essere biografico ed allo stesso tempo cinematografico, in quanto si concentra non tanto sul personaggio ma sulla persona, mostrandoci un Roberto Baggio che non conoscevamo e descrivendone a pieno la carriera dal punto di vista emotivo. Ed è così che ci si ritrova di fronte ad un Baggio introverso, mite e che vive la sua vita lontano dai riflettori, un uomo semplice che nonostante il successo resta al fianco della sua fidanzata storica e che conduce una vita tranquilla insieme a lei ed ai loro due figli; un ragazzo che ha sempre dovuto condividere con altri sette fratelli e sorelle l’affetto di un padre rigido che non si è mai concesso a lui con tenerezza, forse per non farlo sentire troppo importante cosicché il campione potesse restare coi piedi per terra. Ed è stato quindi anche grazie a quel tipo di padre che Roberto è rimasto umano ed umile, che ha sempre pensato al valore della sua carriera e non in primis ai guadagni che ne scaturivano, e che alla fine del film riesce addirittura a farci commuovere con la sua genuinità di uomo e di figlio, forte e fragile allo stesso tempo. Consigliato!