La cirrosi epatica è una condizione patologica antica, già nota nel V secolo a.c. da Ippocrate che per la prima volta la descrisse. Purtroppo tale patologia ci ha seguito negli anni e nei secoli ed ancora oggi è una condizione clinica che causa numerosi morti nel mondo.
Con il termine cirrosi si definisce un sovvertimento della struttura interna del fegato con la sostituzione del normale tessuto epatico con tessuto cicatriziale non funzionante; il tessuto cicatriziale si sviluppa quando il fegato subisce danneggiamenti ripetuti e continui. Come è noto il fegato presenta una naturale capacità di rigenerazione che però, in determinate condizioni, può dimostrarsi un’arma a doppio taglio, infatti in caso infiammazione cronica è proprio l’eccessiva capacità rigenerativa del fegato che induce un anomalo accumulo di materiale fibrotico.
Le principali cause eziologiche che inducono un danno ed un conseguente stato infiammatorio cronico, sono rappresentate da: infezioni virali croniche (HCV, HBV), abuso di alcol, steatoepatite non alcolica. I fattori eziologici appena menzionati costituiscono da soli oltre il 90% delle cause di cirrosi epatica, esistono poi molte altre malattie di origine genetica ed autoimmune.
Chiaramente il tessuto cicatriziale presente nel caso della cirrosi epatica, non è assolutamente in grado di svolgere le numerose funzioni di metabolismo, deposito e sintesi e con l’avanzare della malattia si manifestano i primi segni e sintomi della malattia epatica.
Le complicanze principali della cirrosi epatica sono rappresentate da:
- Ipertensione portale con eventuale sviluppo di ascite (accumulo di liquido in addome)
- Varici esofagee (dilatazione delle vene dell’esofago, con rischio di rottura e sanguinamento)
- Encefalopatia (accumulo di sostanze tossiche per il cervello con rischio di coma epatico)
- Aumentato rischio di sviluppo di epatocarcinoma (HCC)
- Infezione dell’ascite (peritonite batterica)
- Sindrome epato-renale (grave insufficienza renale dovuta allo scompenso epatico)
- Trombosi portale (formazione di trombo della vena porta)
- Ipertensione porto-polmonare
- Maggior rischio di sanguinamento (dovuto a deficit dei fattori della coagulazione e piatsrinopenia)
- Maggior rischio di infezioni (leucopenia)
La diagnosi di cirrosi prevede diversi punti da indagare:
- Cause eziologiche (virus, alcol, steatosi, malattie epatiche rare)
- Stadiazione del danno epatico sia dal punto di vista istologico con indagini strumentali non invasive quali fibroscan o elastografia (che valutano la durezza del fegato in modo indiretto) e in alcuni casi può essere utile praticare manovre invasive come la biopsia (prelievo di piccolo frammento di fegato). Una volta accertati della presenza di cirrosi è importante indagare la sua funzionalità con esami ematochimici (bilirubinemia, INR, albuminemia ecc)
- Valutazione delle complicanze: in caso di sospetta cirrosi è fondamentale eseguire una gastroscopia atta alla ricerca di varici esofagee, nonché monitoraggio periodico con ecografia addominale per ricerca di HCC.
Non esiste un trattamento atto a ridurre o eliminare il tessuto cicatriziale ormai depositato, ma dato che tale processo di sovvertimento strutturale avviene nel corso di molti anni è in primo luogo fondamentale accertare l’assenza nel nostro organismo di fattori eziologici scatenati il danno epatico (eradicazione HCV con terapia antivirale, vaccino contro HBV, riduzione/abolizione di alcol)
Nel caso di cirrosi epatica scompensata è necessario tenere sotto controllo le complicanze come ascite, encefalopatia, ipertensione portale, epatocarcinoma con terapie specifiche e mirate.
Quando il grado di insufficienza epatica è severo e l’età lo consente (<70 anni) è utile sottoporsi ad una valutazione per inserimento in lista trapianto epatico. Ovviamente questa è la situazione più estrema, ma chiaramente risolutiva nella maggior parte dei casi, la valutazione è spesso complessa e lunga poiché è finalizzata a garantire la migliore sopravvivenza dopo il trapianto.
La cirrosi epatica è un problema sanitario mondiale di rilevante importanza, ma grazie alle attuali capacità diagnostiche e terapeutiche è possibile intervenire in tempo per evitare lo svilupparsi di tale condizione patologica.