Come ogni anno, dal 6 al 10 febbraio, sta per arrivare su Rai 1 e nelle case degli italiani il Festival di Sanremo. Quest’anno, in qualità di conduttore, nonché di direttore artistico, a prendere il testimone da Carlo Conti sarà Claudio Baglioni, il quale sarà affiancato da Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino. Come di consueto, anche questa sessantottesima edizione è preceduta da polemiche e curiosità sui concorrenti e i brani in gara, e il chiacchiericcio e l’attesa di ascoltare le canzoni aumenta man mano che si avvicina la settimana designata.
Eppure, al di là di tutto questo, vi è sulla più famosa manifestazione canora italiana una curiosità di carattere storico che forse non tutti conoscono e che è nostro piacere qui riportare. Ebbene, a quanto pare, il Festival di Sanremo affonda in realtà le sue radici nella canzone napoletana. Dobbiamo infatti fare un salto nel lontano 1932, quando il grande autore partenopeo Ernesto Murolo – padre dell’altrettanto noto Roberto Murolo – decise di portare in quella che fu la prima sede della kermesse fino al 1951, ovvero il Casinò municipale della città ligure, il “Festival della canzone partenopea”. In quell’occasione, salirono sul palco importantissimi esponenti della musica napoletana, come Ferdinando Rubino, Nicola Maldacea e Salvatore De Muto, l’ultimo Pulcinella; tuttavia essi non erano in competizione perché, a differenza dell’attuale, non si trattava di una gara. A ben guardare, però, come base d’ispirazione vi era quello che, in una certa misura, può essere considerato l’antenato dell’odierno concorso, ovvero il “Festival di Piedigrotta” a Napoli, il quale, fin dalla metà dell’Ottocento, si svolgeva in correlazione con la Madonna di Piedigrotta. Questa manifestazione, che prevedeva le esibizioni di diversi cantanti e addirittura dei carri allegorici, era appunto, a sua volta, anche una gara dato che, alla fine, pubblico e giurie eleggevano la “canzone nova”.
Tutto ciò non deve meravigliarci, basti pensare, difatti, che quelli erano gli anni d’oro della canzone partenopea e che, non a caso, l’ambasciatore del bel canto nel mondo era un certo Enrico Caruso. Dipoi, brani molto più che celebri, come ‘O Sole mio, ‘O Surdato ‘nnamurato e Funiculì Funiculà, in quel periodo, si diffondevano a macchia d’olio ad ogni latitudine e del resto, ancora oggi, risultano essere i più ascoltati e cantati a livello planetario.
Insomma, la bellissima cittadina della Liguria ha il privilegio di ospitare, da ormai tantissimi anni, quello che è diventato a tutti gli effetti l’evento nazional-popolare per eccellenza, ma l’essenza storica dello stesso, come si può evincere, parte dal capoluogo campano. E, in tal senso, siamo molto contenti che, quest’anno, a rappresentare le sfumature di questa essenza vi sia un grandissimo Enzo Avitabile, accompagnato da Peppe Servillo.