Matilde Serao nel suo libro: “Leggende Napoletane” ci racconta “La leggenda di Donnalbina, Donna Romita, Donna Regina, corre ancora per la lurida via di Mezzocannone, per le primitive rampe del Salvatore, per quella pacifica parte di Napoli vecchia che costeggia la Sapienza. Corre la leggenda per quelle vie, cade nel rigagnolo, si rialza, si eleva sino al cielo, discende, si attarda nelle umide e oscure navate delle chiese, mormora nei tristi giardini dei conventi, si disperde, si ritrova, si rinnovella – ed è sempre giovane, sempre fresca”
Secondo la scrittrice napoletana donna Romita era la figlia più piccola del Barone Toraldo e sorella di Regina e Albina. Romita aveva solo quindici anni ma era già innamorata perdutamente di un cavaliere bello ma impossibile, di cui erano innamorate anche le sue sorelle, Don Filippo Capece.Presa dalla disperazione per il suo amore impossibile, salutò il padre e insieme alle sue sorelle abbandonò la casa natia e decise di farsi suora. Ogni sorella fondò un monastero e in effetti ritroviamo una Chiesa di Santa Maria Donnaromita ,situato in via Giovanni Paladino. La leggenda raccontata da Donna Matilde non trova nessun riscontro storico ,in realtà, il vico prenderebbe il nome da alcune donne “Romite” che scapparono da Costantinopoli di Romania per sfuggire alle persecuzioni, arrivarono a Napoli ed eressero il convento da cui prende il nome, il Vico. Secondo un’altra testimonianza, invece, il nome deriverebbe dalla famiglia Aromata che fondò il monastero omonimo intorno all’anno 1000. Ma la notizia più singolare è il caso che lega Donna Romita alla statua del Dio Nilo che oggi ritroviamo in Largo Corpo di Napoli, infatti, grazie alla distruzione di parte del convento di Santa Maria Romita che segnò il ritrovamento della statua tra le macerie