“Strappare lungo i bordi” è la prima ed imperdibile serie di Zerocalcare; uscita il 17 novembre 2021 su Netflix, la serie animata del noto fumettista ha già conquistato tutti con la sua storia toccante, condita dalla pungente ironia che l’ha reso famoso. Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, ha voluto cimentarsi in una nuova sfida; il fumettista si era già messo alla prova con l’animazione durante il lockdown, pubblicando sui suoi canali social dei brevi video che raccontavano le emozioni legate alla pandemia. La sua nuova serie, prodotta da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing, è composta da 6 episodi da circa 20 minuti ciascuno ed è ambientata nella città di Roma. La colonna sonora della serie è opera del cantautore romano Giancane.
Una presa di coscienza che, tra risate e lacrime, straripa in un racconto costellato di flashback e aneddoti che spaziano dalla sua infanzia ai giorni nostri: tutto, dai ricordi sugli anni della scuola alle turbe esistenziali nei confronti della propria incompiutezza, è narrato con la voce di Zerocalcare, che doppia tutti i personaggi tranne l’armadillo, che ha la voce di Valerio Mastandrea. Seguire la serie non è facile e basta iniziare a guardare il primo episodio per capire subito il perché ogni puntata abbia una durata così breve: il motivo è probabilmente che, per non perdere il filo conduttore dell’immenso flusso di coscienza dell’autore, non ci si può distrarre neanche per un attimo, insomma non come si potrebbe fare guardando un film qualunque; non è quindi possibile distogliere lo sguardo dalla tv nemmeno per controllare di sfuggita chi ci ha scritto un sms o per dare velocemente un occhio alla cena che intanto sta bollendo in pentola. L’unico modo di seguire la storia del protagonista è quello di stare con gli occhi incollati allo schermo, cercando di capire ogni singola parola senza tentennare neanche per un secondo sul significato dell’infinito discorso interiore del protagonista, nonostante il dialetto pensato e parlato sia quello romano e nonostante il fatto che la velocità con cui Zerocalcare narra i suoi pensieri sia pari alla velocità della luce. Eppure la storia prende, rapisce e fa sorridere, nonostante l’esito drammatico. C’è però da sottolineare ulteriormente che si tratta di un genere molto particolare e che non a tutti può piacere, che trattasi di un lunghissimo monologo per nulla rilassante e che quindi potrebbe stancare facilmente lo spettatore più pigro, cioè colui che generalmente non ha voglia di concentrarsi troppo. La storia è quella di un “ragazzo adulto” che vive nel bel Paese: è la tipica storia di un giovane uomo italiano che, per colpa di una nazione che genera falliti cronici, coltiva la sua eterna inadeguatezza accompagnato dalla codarda rassicurazione di essere soltanto un “filo d’erba” nell’immensità del tutto. Da vedere!