Ormai sono circa due mesi che è iniziato il piano di vaccinazione nazionale. Una meravigliosa notizia per tutti e soprattutto per quelle persone che non vedono l’ora di tornare ad una vita normale, è chiaro poi che vi siano sempre gruppi di persone che vanno controtendenza ad esempio quelli che hanno più paura del vaccino che non del virus, fortunatamente con molte di queste persone si può parlare e spiegare perché la vaccinazione è importante e perché è sicuro farla. La parte peggiore è rappresentata da coloro i quali la loro ignoranza e contemporanea arroganza li rende sordi alle spiegazioni degli specialisti del settore. Anche per i più convinti sostenitori della vaccinazione però attualmente si fanno largo in modo insidioso alcuni timori; infatti è già da diverso tempo che si parla di varianti del SARS-CoV-2 e la paura attuale è che i vaccini non siano efficaci su queste nuove forme mutate rendendo così inutili tutti i nostri sforzi e sacrifici.
Vediamo a quale punto sono le informazioni sanitarie su questo particolare e delicato aspetto.
In primo luogo cosa sono le mutazioni e perché un virus muta: ogni cellula (virus, batteri, cellule umane, animali e vegetali) contiene materiale genetico che detiene tutti i codici necessari per sintetizzare proteine ed elementi fondamentali per la vita e la riproduzione di quell’organismo. Tale materiale genetico è costituito da DNA come nel caso delle cellule più complesse (ad esempio quelle umane) o RNA come in forme di vita più semplici come ad esempio quelle di alcuni virus. Il DNA è formato da sequenze di basi che si accoppiano tra di loro e sono: Adenina-Timina, Guanina-Citosina; l’RNA è costituito dalle stesse coppie a differenza del fatto che l’Adenina viene sostituita da un’altra base azotata l’Uracile.
Solo per rendersi conto della complessità del nostro patrimonio genetico, una cellula umana contiene una sequenza di DNA costituita da circa 3,2 miliardi delle suddette coppie. Ovviamente i virus trasportano un quantità notevolmente inferiore di materiale genetico, i coronavirus sono i virus ad RNA con il genoma più grande e il loro RNA è costituiti da circa 30.000 basi (precisamente 29.903) in poche parole circa 200.000 volte più piccolo del materiale genetico umano.
Quando il SARS-CoV-2 entra nel nostro organismo, il suo RNA viene tradotto dai ribosomi per formare proteine fondamentali per la sua replicazione e sopravvivenza. Questo meccanismo è lo stesso che sfruttano alcuni dei nuovi vaccini, infatti viene somministrata una parte della sequenza genetica del RNA del virus per sintetizzare le proteine che verranno riconosciute dal nostro sistema immunitario per formare gli anticorpi specifici.
I virus, così come il SARS-CoV-2, tendono a mutare molte volte, perché gli enzimi che copiano l’RNA all’interno delle nostre cellule possono commettere degli errori e quindi sostituire una piccola base azotata con un’altra. Un po’ come quando viene chiesto di trascrivere un testo da un libro ad un file word, qualche lettere potrebbe erroneamente essere scambiata.
In realtà dall’inizio della pandemia, sono state scoperte già migliaia di mutazioni, generalmente le mutazioni creano delle modifiche svantaggiose per il virus, indebolendolo e quindi rendendogli difficoltosa la sopravvivenza. In alcuni e rari casi la mutazione può essere a proprio vantaggio (ad esempio una mutazione che possa impedire ad un determinato farmaco di agire), in questo caso i virus resistenti tenderanno a sopravvivere, mentre quelli non resistenti moriranno.
Sono diverse le mutazioni di SARS-CoV-2 già individuate dall’inizio della pandemia, al momento, le varianti più rilevanti di SARS-CoV-2 sono tre: la variante inglese, la variante sudafricana e la variante brasiliana. In tutti e tre i casi, il virus presenta mutazioni sulla proteina Spike posta sulle caratteristiche “punte” delle singole particelle del virus SARS-CoV-2. La proteina spike funziona come una sorta di “uncino” che aggancia le nostre cellule e permette al virus di infettarci. È proprio la proteina spike il principale bersaglio del sistema immunitario e quindi, indirettamente, anche del vaccino.
L’attuale timore è che tali mutazioni possano ridurre l’efficacia dei vaccini, ovviamente per avere una maggiore certezza è necessario raccogliere numerosi dati.
Quello che attualmente sappiano sulla variante Inglese è che gli attuali vaccini sono efficaci nel proteggerci anche da questa forma, addirittura sarebbero in corso di pubblicazioni ulteriori studi che dimostrano che il vaccino di Pfizer/BioNTech ha una maggiore efficacia su questa variante che non sul ceppo originale.
Per quanto riguarda le varianti Brasiliana e Sudafricana, alcuni studi preliminari (di cui uno recente pubblicato sul New Englad Journal of Medicin) dimostrerebbero una ridotta efficacia del vaccino Pfizer. Però vi è da sottolineare che la ricerca è stata effettuata su un campione molto piccolo, infatti è stata eseguita in vitro (quindi in provetta e non su organismo vivente) su 20 campioni di sangue provenienti da 15 volontari che si sono sottoposti alla vaccinazione.
Quindi prima di creare qualsiasi forma di allarmismo, è importante raccogliere ed analizzare meticolosamente tutti i dati a disposizione; così funziona il metodo scientifico! Divulgare paura senza ancora alcuna certezza è deleterio per la comunità. Chiaramente in attesa di maggiori risposte, dobbiamo continuare a comportarci con tutte le dovute accortezze, seguendo le indicazioni governative. Infine è bene sottolineare che i vaccini possono sempre essere riadattati dalle aziende produttrici al fine di renderli efficaci contro le nuove varianti.