Dopo 8 film e quasi 5 miliardi di dollari incassati in tutto il mondo, il franchise di ‘Fast & Furious’ presenta lo stand-alone con Dwayne Johnson e Jason Statham.
A cavallo tra i più performanti James Bond e i film di supereroi, la saga di “Fast & Furious” si rigenera in uno spin-off che ripropone lo spirito del “buddy movie”, alzando l’asticella quanto a verve comica e con una fase action che esonda i confini della divertente ed eccessiva esagerazione.
Della saga originale restano, in uno ai protagonisti e alla corposa dose “testosteronica”, il voyeurismo spinto per inseguimenti automobilistici da capogiro; un esempio? Vi servo subito, rappresentandovi la presenza di una scena che si svolge nell’ambito di una inverosimile officina, nella quale le auto si giovano di un boost del N2O, cioè il protossido d’azoto.
Passiamo alla “Trama”. Un’agente dell’MI6, onde evitare che venga sgraffignato un virus letale al punto da poter decimare l’intera umanità, inietta nel suo corpo le capsule della malattia e fugge via, mettendo distanza fra sé e il superuomo Brixton. La CIA, per impedire la diffusione del virus, ingaggia gli scomposti ma efficaci Luke Hobbs e Deckard Shaw. Fra i due v’è odio puro, ma Luke non ama lasciare casi incompiuti non è uno che lascia un caso a metà, specie se la posta in gioco è la sorte dell’intero pianeta, mente il secondo è emotivamente coinvolto, dal momento che l’agente MI6 in fuga rocambolesca risponde al nome di Hattie Shaw (Vanessa Kirby), sua sorella minore, oltre ad avere un conto aperto con Brixton.
Sulla base di tutti questi presupposti, Luke, Deckard e Hattie formeranno la più inverosimile delle alleanze per far saltare il tavolo e spazzare via i piani dell’organizzazione Eteon.
Sia chiaro. “Fast & Furious – Hobbs and Shaw” è un film volutamente eccessivo, dove i protagonisti si fiondano senza mezze misure in una serie di iniziative tutte all’apparenza “suicide”, di tal che l’Ethan Hunt del nostro Tom Cruise sembra passibile d’essere abbinato a una inesperta e acerba recluta militare.
La protagonista femminile è interpretata da Vanessa Kirby, new entry già rodata nello spionaggio in ”Mission: Impossible – Fallout”, dove però era una sorta di femme fatale; qui il suo ruolo è molto più action, pur non potendo competere con il calibro di The Rock e Statham, che hanno, per altro, anche il non trascurabile pregio di permettere a David Leitch di girare senza eccessivi ricorsi agli stuntmen, mantenendo i personaggi riconoscibili.
Leitch aveva reso Charlize Theron una micidiale assassina in ”Atomica bionda”, e qui ci ritenta con la volenterosa Vanessa Kirby. Nel ruolo del supervillain Brixton, umano ciberneticamente potenziato, troviamo l’aitante Idris Elba, che in tuta nera da motociclista antiproiettile guida una moto capace di straordinarie evoluzioni. Tanto che a un certo punto, una delle sue mutazioni viene sottolineata da un rumore assai simile a quello cui corrisponde la trasformazione dei Transformers di Michael Bay.
Chris Morgan, al soggetto e alla sceneggiatura, è al timone della scrittura della serie dal terzo capitolo ”Tokyo Drift” e può ormai considerarsi come una sorta di showrunner di ‘Fast & Furious’, qui affiancato dall’inglese Drew Pearce cruciale sia perché il film è in larga parte ambientato a Londra, sia perché abilissimo nel fondere azione e briosi battibecchi come dimostrano i suoi ”Iron Man 3” e il recentissimo ”Hotel Artemis”.
L’impostazione di ‘Hobbs & Shaw’, infatti, propende più dalle parte dei Marvel Movies rispetto ai precedenti della serie. Non manca il tema cardine della famiglia, qui tuttavia sviscerato con maggiori dosi di ironia e meno lirica. Al punto che, quando anche Hobbs deve affrontare i propri cari, il registro diventa comico “In quota slapstick”, con contorno di agguerrita “big mama” che proietta virulentemente alcune ciabatte contro figli a cui vorrebbe conferire un upgrade di disciplina.
Squadra che vince non si cambia; così Leitch è andato sul sicuro, affidandosi ai suoi sodali Tyler Bates e Jonathan Sela, rispettivamente musicista e fotografo, che con lui hanno firmato ”John Wick”, ”Atomica Bionda” e pure ”Deadpool 2”.
Piccoli ruoli sono poi ricoperti da celebri attori anglosassoni, quali Helen Mirren (la madre di Shaw, già apparsa nell’ultimo ‘Fast & Furious’) ed Eddie Marsan. Inoltre vi presenziano il canadese Ryan Reynolds, che riprende l’agente CIA Locke con i suoi dialoghi del tutto sopra le righe; la procace messicana Eiza González nei panni della femme fatale Madame M, che forse meriterebbe un autonomo spin-off; per non dimenticarci, infine del caratterista comico afroamericano Kevin Hart, che interpreta uno sceriffo in astinenza da azione.
Un tourbillon di esplosioni, di scazzottate, di battute veementi e dialoghi fitti, con repliche e controrepliche, dove l’insulto tra i due protagonisti è colore sagace e valore aggiunto, con spruzzate di retorica spicciola alla quale il copione non vuol sottrarsi, in ragione di uno spirito dannatamente e consapevolmente trash.
Lo spettacolo c’è, eccome, così come l’esorbitante dose di virilità va accettata per quel che è, in ragione della filmografia di “The Rock” e di Statham: una compassata pioggia di scene al rallentatore e di mortali colpi di arti marziali, farcita da una sterminata varietà di smorfie e brontolii fa poi il resto.
Insomma, al cospetto di una così spassionata fiera dell’eccesso, del cui tenore fan parte a pieno titolo anche le canzoni in colonna sonora, ogni intellettualoide nasino storto che avesse la presunzione di poter sindacare in tal senso non potrà che arrendersi, perché non trattasi di contesto adatto.
La sensazione è che i produttori sono certi che il pubblico risponderà con sano entusiasmo anche a future riproposizioni a stretto giro: in proposito, nel proseguire con battutacce infime e varie “sboccataggini” al fulmicotone fino al termine della pellicola, la trama è lasciata volutamente aperta a nuovi ed esilaranti risvolti.