Ogni giorno, ogni nostra piccola azione è sorretta dalla fiducia. La fiducia è fatta di impegno, di aspettative su quello che dovrebbe fare l’altra persona. Ma molte cose legate alla fiducia sono implicite, non ce ne accorgiamo nemmeno. Se devo fare un intervento da un medico, io mi devo fidare che lui sia bravo. Se vado in un ristorante, mi devo fidare che le condizioni igienico sanitarie siano adeguate e che non mi ritrovo un capello nel piatto, ad esempio.

Situazioni dove facciamo una valutazione sull’affidabilità dell’altro in automatico. La fiducia porta ad affidarsi agli altri, alleggerendo il peso di noi stessi cedendolo a un altro con la speranza e la promessa che non ci faccia del male. Purtroppo le relazioni sociali, sentimentali, non sono così semplici e non sempre possiamo mantenere questa promessa. “La fiducia si guadagna goccia a goccia, ma si perde a litri” dice Sartre, ed è questo si verifica quando la nostra fiducia viene tradita, le nostre aspettative restano deluse. Il tradimento –inteso come tradimento della fiducia- crea dentro di noi inizialmente un vuoto, un senso di smarrimento, quasi di abbandono.

Ed è su questo vuoto che lentamente vengono costruite le fondamenta di quello che, nel corso di anni, con molte delusioni alle spalle, diventerà il nostro castello di diffidenza. La diffidenza come scudo delle nostre paure, della paura di essere traditi di nuovo, delusi nuovo, presi in giro di nuovo. Eppure è inevitabile fidarsi di qualcuno, come abbiamo detto molte volte lo facciamo senza nemmeno accorgercene. Abbiamo bisogno di fidarci per sopravvivere, per quanto può essere pericoloso. A volte è ben riposta, altre volte no, sta a noi cercare di diventare sempre piu’ abili nel fare una valutazione adeguata. Sin da piccoli i nostri genitori rappresentano un grande insegnamento da questo punto di vista, la teoria dell’attaccamento di Bowlby mostra come è proprio dalle nostre figure di riferimento che ci facciamo un’idea su cosa ci aspetta nel mondo e dalle altre persone.

Se i miei genitori erano disponibili quando stavo male, da piccolo il messaggio che mi arriverà sarà che gli altri sono disponibili se ho bisogno di aiuto. Invece se i genitori quando sto male si allontano, mi abbandonano, crescerò con la consapevolezza che gli altri non mi aiuteranno, con la diffidenza e con la sensazione di non essere meritevole di amore. Da queste prime esperienze si formano delle rappresentazioni mentali su noi stessi, il mondo e gli altri che influenzeranno da grandi le nostre vite e soprattutto le nostre relazioni sentimentali. Però al di là dell’impossibilità di essere completamente sfiduciati, la diffidenza è anche il veleno di qualsiasi relazione. Una relazione che non si basa sulla fiducia è una relazione tossica, fatta di pressioni – a volte vere e proprie violente- psicologiche, con limitazioni della libertà, violazione della privacy come leggere i messaggi sul cellulare del partner. Come un detective che ha una sua ipotesi da voler dimostrare a tutti i costi, la persona diffidente indaga alla ricerca di indizi. Indizi che vengono interpretati alla luce dell’ipotesi, con il risultato spesso di ingigantire anche una piccola cosa. Questo alla lunga soffoca un rapporto, alcune volte diventa quasi una profezia che si autoavvera: portando tutte quelle pressioni proprio a fare in modo che la persona ci tradisca.Un paradosso.

La verità è che dobbiamo saperci fidare, e solo così si può sperare di creare delle relazioni sane che ci aiutino a crescere e a migliorarci, giorno dopo giorno.